All’alba, a Palermo i trolley dei turisti ammassati sul selciato di via Maqueda tintinnano come sveglie anticipate: sono già le 6:45, e la spina dorsale del centro storico si anima mentre le rotelle rimbombano sui basoli. Un gruppo di francesi, in ciabatte, sorseggia caffè fuori da un B&B; giù a Ballarò i primi ambulanti montano le bancarelle tra portoni ancora serrati. L’odore del pane fresco compete con il rumore dei serrandisti: Palermo entra in scena.
È estate, ed è un set a cielo aperto. Non è una semplice impressione: i numeri lo confermano che il capoluogo siciliano vive annate di turismo importanti. Ma prima dei dati, serve capire e porsi delle domande cruciali su un fenomeno.
C’è un punto, invisibile ma reale, in cui il turismo da risorsa si trasforma in problema. Un punto in cui la città smette di vivere per sé e comincia a vivere solo per essere guardata.
È lì che nasce l’overtourism: una condizione in cui il numero di visitatori supera la capacità di un luogo di accoglierli senza compromettere la qualità della vita dei residenti, l’equilibrio ambientale e l’identità culturale.
Vivere un centro storico sotto pressione: cosa vuol dire “troppo turismo” a Palermo?
Non si misura soltanto con le statistiche. L’overtourism si sente, si ascolta. Soprattutto nel centro storico di Palermo.
È il rumore continuo dei trolley su via Maqueda all’alba, le file davanti alla Cattedrale che bloccano l’ingresso alla parrocchia, gli autobus pieni che non si fermano più. È un commerciante che smette di vendere detersivo per esporre magneti. È una vicina che chiude la finestra perché il gruppo di turisti in affitto urlano sul balcone al terzo brindisi.
Il termine è entrato nel lessico europeo nel 2017, quando città come Barcellona, Venezia e Dubrovnik sono esplose di presenze fino al collasso.
Ma Palermo è diversa: qui l’overtourism arriva in ritardo, e si presenta in forma ambigua. La città ha fame di lavoro, accoglie volentieri. Ma ha anche spazi fragili, un centro storico esteso ma denso, e quartieri popolari non progettati per flussi turistici intensi.
Capire l’overtourism non è un atto accademico: è leggere la città che cambia. Prima di guardare i numeri, serve capire cosa c’è dietro il rumore, dietro i flash. E cosa rischia di perdersi quando una città diventa solo uno sfondo.
C’è anche un’altra storia, meno raccontata: quella di una città che fatica a sostenere il proprio stesso successo.
L’overtourism è proprio questo: non semplicemente “troppi turisti”, ma un disequilibrio tra flussi e capacità di accoglienza. È quando la quantità di visitatori supera la possibilità di una città di restare viva per chi ci abita. Non è solo questione di numeri: è un fenomeno che si vede, si ascolta, si sente. Nelle code che bloccano l’accesso a una scuola o a una parrocchia. Nei negozi storici che spariscono, nei vicini che si salutano meno perché se ne vanno.
Nei centri storici il problema è particolarmente evidente. Sono spazi delicati, spesso già congestionati, con un impianto urbanistico nato secoli fa e infrastrutture fragili. A Palermo, per esempio, ci sono interi quartieri – dalla Kalsa a Ballarò – che fino a dieci anni fa non comparivano su nessuna guida. Oggi invece sono pieni di B&B, case vacanza e gruppi guidati.
E questo cambia tutto: i panifici diventano take-away, i palazzi si svuotano di famiglie, i prezzi degli affitti salgono. Chi resta, spesso, non si riconosce più nella città.
I numeri del turismo a Palermo
Nel 2023 Palermo ha registrato 836.292 arrivi, con un aumento del 15,8 % rispetto al 2022, mentre le presenze sono cresciute del 14,3 %. Questo trend eccezionale si riflette in tutta la Sicilia, dove gli arrivi sono passati da 4,89 a 5,54 milioni (+13,3 %) e le notti trascorse da 14,78 a 16,52 milioni (+9,9 %). Il 2024, secondo i dati Istat (rilasciati tramite il portale Gerb), conferma la tendenza: l’Isola continua a salire sopra i record pre-pandemici.
Parallelamente, anche le infrastrutture risentono dell’ondata. L’aeroporto Falcone–Borsellino ha superato gli 8,9 milioni di passeggeri nel 2024 (+10,1 % rispetto al 2023), collocandosi al nono posto in Italia. Il porto di Palermo ha accolto 740.316 crocieristi nel 2023, rispetto ai 554.000 del 2022, confermando la città come tappa stabile nel Mediterraneo occidentale.
Nel settore extralberghiero — B&B, case vacanza, short rent — la crescita è ancora più accentuata: +16,9 % di arrivi e +11 % di presenze nel 2023 rispetto al 2022.
La diffusione di piattaforme come Airbnb ha trasformato il volto dei quartieri: Ballarò, Kalsa, Vucciria, una volta marginali, oggi contano centinaia di locazioni turistiche, spesso non tracciate fino all’introduzione obbligatoria del Codice Identificativo Nazionale nel 2025.
Riassumendo, è innegabile che in termini economici, il turismo ha generato a Palermo un valore aggiunto stimato in 814 milioni di euro nel 2023. Solo le piattaforme di affitto breve hanno versato allo Stato circa 167 milioni di euro di imposte nel territorio siciliano
Ma altrettanto importante che questi dati non vanno letti solo come successo economico. C’è anche un costo urbano: i residenti faticano a trovare casa, i servizi diventano stagionali, e la città rischia di trasformarsi in un palcoscenico. Lo chiamano “turistificazione”: quando tutto comincia a parlare solo al visitatore, e non più a chi ci vive.

In altre città europee – come Barcellona, Lisbona, Venezia – il fenomeno ha già scatenato proteste: striscioni contro i turisti, regolamenti anti-Airbnb, limiti alle crociere. A Palermo, per ora, si osserva negli ultimi due anni un malessere più silenzioso: comitati di quartiere che chiedono regole, famiglie che si trasferiscono in periferia, giovani che rinunciano a restare in centro. Non c’è ancora rabbia organizzata, ma c’è una città che cambia pelle, e in cui cresce una lenta ma costante “insofferenza di comunità”.
L’overtourism è quindi un fenomeno multidimensionale. Ha effetti economici, ambientali, sociali. Porta lavoro, certo. Ma porta anche fratture, tensioni, disequilibri.
Per questo a livello politico andrebbe governato, non subìto. E ogni città, Palermo compresa, dovrebbe porsi una domanda molto semplice: quanto turismo possiamo davvero permetterci, prima di perdere ciò che siamo?
La domanda ora non è quanto crescerà ancora. Ma: può reggerlo in maniera corretta?
Nota metodologica
I dati presentati in questo articolo provengono da fonti ufficiali, istituzionali e pubblicamente accessibili. In particolare, i numeri relativi agli arrivi e alle presenze turistiche a Palermo e in Sicilia fanno riferimento ai dati aggiornati al 2023 rilasciati da ISTAT e consultabili tramite il portale Palermo Statistica del Comune di Palermo.
Le informazioni sul traffico aeroportuale per l’anno 2024 derivano da GESAP S.p.A., società di gestione dell’aeroporto Falcone–Borsellino di Palermo.
Le dinamiche del turismo extra-alberghiero, del traffico crocieristico e della crescita del settore in Sicilia sono tratte dal report ISTAT “Movimento turistico in Italia – 2023”, pubblicato nel giugno 2024.
Le percentuali di crescita sono state calcolate confrontando i dati del 2023 con quelli del 2022, oppure con l’anno pre-pandemico 2019 dove indicato. .
Fonti principali consultate:
ISTAT – www.istat.it
Palermo Statistica – docs.comune.palermo.it
GESAP Aeroporto di Palermo – www.aeroportodipalermo.it
Report “Andamento turistico in Italia – 2023” (ISTAT, giugno 2024)
InsideAirbnb (per la distribuzione delle locazioni brevi).