I finanzieri del comando provinciale di Palermo, su delega della procura, hanno eseguito un’ordinanza del gip, ai domiciliari nei confronti di un imprenditore indagato per aver sottoposto propri dipendenti a condizioni di sfruttamento. Nei suoi confronti è stato anche disposto il sequestro di circa 100 mila euro, pari al profitto del reato.
All’imprenditore sono riconducibili – dice la Gdf – 2 società, oltre a quella da lui formalmente amministrata, con 11 punti vendita attivi nel commercio di vari prodotti, dal vestiario ad articoli di elettronica, dislocati tra Carini, Partinico, Alcamo e Castellammare del Golfo.
Le indagini, condotte dai militari della compagnia di Partinico, hanno fatto luce su di un vero e proprio sistema di abusi nei confronti di decine di dipendenti: stipendi che non rispettano i contratti collettivi nazionali e comunque sproporzionati rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato, costringendo i lavoratori a regini di “full time”, sebbene assunti con contratti “part-time” e retribuiti come tali. Ancora mancato rispetto di ferie e riposi che spesso non sono stati concessi.
E’ stato accertato che l’imprenditore utilizzava la video sorveglianza dei negozi per controllare a distanza “l’operato dei lavoratori e quindi redarguirli in caso di cali delle vendite o prolungati momenti di pausa“. Nel corso delle indagini è stato notificato un avviso di garanzia anche a un secondo imprenditore, formalmente titolare di taluni degli 11 punti vendita, indagato per aver operato in concorso con il primo. Sono state denunciate le 3 società per responsabilità amministrativa degli enti. Per una di queste è scattata anche la misura dell’amministrazione giudiziaria della durata di un anno, così da permettere la prosecuzione dell’attività d’impresa sotto il controllo di un amministratore nominato dal Tribunale di Palermo. Sono state disposte dalla procura perquisizioni nelle province di Palermo e Trapani eseguite, contestualmente all’esecuzione della misura, a cura dei militari del gruppo di Palermo.
E’ stato accertato che l’imprenditore utilizzava la video sorveglianza dei negozi per controllare a distanza “l’operato dei lavoratori e quindi redarguirli in caso di cali delle vendite o prolungati momenti di pausa“. Nel corso delle indagini è stato notificato un avviso di garanzia anche a un secondo imprenditore, formalmente titolare di taluni degli 11 punti vendita, indagato per aver operato in concorso con il primo. Sono state denunciate le 3 società per responsabilità amministrativa degli enti. Per una di queste è scattata anche la misura dell’amministrazione giudiziaria della durata di un anno, così da permettere la prosecuzione dell’attività d’impresa sotto il controllo di un amministratore nominato dal Tribunale di Palermo. Sono state disposte dalla procura perquisizioni nelle province di Palermo e Trapani eseguite, contestualmente all’esecuzione della misura, a cura dei militari del gruppo di Palermo.
L‘imprenditore finito agli arresti domiciliari nell’indagine della guardia di Finanza accusato di caporalato è Giovanni Caronna, 49 anni di Partinico.
Ad un altro imprenditore di Alcamo Giuseppe Maurizio Genna di 58 anni di Alcamo è stato notificato un avviso di garanzia che secondo le indagini dei finanzieri sarebbe formalmente titolare di alcuni degli 11 punti vendita, indagato per aver operato in concorso con Caronna.