
Nella scuola primaria il 66% degli studenti raggiunge il livello base in italiano e il 67% in matematica, con un calo più marcato proprio nella nostra Isola. Per quanto riguarda le classi quinte, in Sicilia il 75% raggiunge il livello base in italiano, mentre in matematica si scende al 66%, con divari significativi con le regioni Centro‑Settentrionali.
Nella scuola secondaria di primo grado (classi III), meno della metà degli studenti della Sicilia riesce a raggiungere livelli adeguati in italiano e matematica. Mentre a livello nazionale il 59% supera la soglia, al Sud e nelle Isole, e quindi in Sicilia, la percentuale resta sotto il 50%.
Nel passaggio alla secondaria di primo grado, come abbiamo visto, il quadro si fa più sfumato. La percentuale di studenti che raggiunge la soglia minima di competenza si mantiene stabile, segno che almeno una parte del sistema regge. Tuttavia, si registra un lento e progressivo indebolimento dei risultati medi, in particolare in taliano, fenomeno che l’Invalsi colloca in una tendenza comune anche ad altri Paesi occidentali.
Anche in matematica il quadro è critico, nelle macro-aree meridionali meno della metà degli studenti termina il primo ciclo con competenze adeguate. Si osserva inoltre una forte polarizzazione degli esiti: regioni con punteggi medi elevati registrano anche un’ampia forbice tra studenti eccellenti e fragili.
Il biennio delle superiori, infine, conferma molte delle tendenze già emerse. I risultati in italiano sembrano registrare una timida ripresa dopo anni di calo post-pandemico. In matematica, invece, i segnali sono ancora negativi, con risultati medi più bassi e una percentuale di competenze adeguate ferma al 54%.
Per quanto riguarda invece la dispersione scolastica, sebbene a livello nazionale quella esplicita sia scesa al 9,8% nel 2024, quella implicita, ovvero quella di studenti che terminano il ciclo senza competenze adeguate, è aumentata nel Mezzogiorno.
Il Rapporto Invalsi, dunque, sottolinea come le risposte educative non possano più essere generaliste. Occorre agire con granularità, cioè con interventi mirati a specifiche scuole, classi, territori, tenendo conto delle singole situazioni. Il concetto chiave è chiaro. Non basta includere, bisogna far apprendere davvero. L’equità non è dare meno a chi ha più difficoltà, ma offrire strumenti migliori e più intensi a chi ne ha bisogno.
Per questo la Flc Cgil chiede di in primis ridurre i divari territoriali con investimenti straordinari per il Sud, a partire dall’edilizia scolastica e dai laboratori, in secondo luogo classi meno numerose, sfruttando positivamente il calo demografico per migliorare la qualità della didattica, con organici stabili e meno precari (in Sicilia, oltre metà dei posti di sostegno è in deroga). Sicuramente una formazione continua, garantita in orario di servizio, contrastando il taglio delle risorse. E dignità salariale, i lavoratori della scuola sono tra i più impoveriti d’Europa, servono contratti che riconoscano il loro ruolo.
L’idea è forte, la scuola non è solo per chi la frequenta oggi, ma per chi la erediterà domani. Spetta alla generazione adulta fare in modo che sia una scuola migliore, più giusta e più efficace.