“Ottimi e di grande stima. Se non ci fosse stato anche lui la recente manovra non avrebbe visto la luce”. Lo dice il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, in un’intervista su La Sicilia, parlando dei suoi rapporti con il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno.
In caso di rinvio a giudizio, secondo Schifani, Galvagno non dovrebbe dimettersi “valendo il principio della presunzione di non colpevolezza sino a sentenza definitiva. Poi ogni decisione dipende da valutazioni del partito, oltre che da scelte personali”. Alla domanda se lo stesso vale anche per l’assessora Elvira Amata, Schifani risponde: “Assolutamente sì, almeno finché non ci sia una sentenza di primo grado che acclari responsabilità per reati compiuti nell’esercizio delle funzioni di assessore. Io, per cultura, resto sempre garantista”.
A proposito dei franchi tiratori durante l’approvazione della manovra ter a Sala d’Ercole, Schifani a La Sicilia risponde: “Se qualcuno pensa di indebolirmi con giochini di palazzo si sbaglia. La mia forza è il consenso che nasce dai risultati del mio governo. Ho provato ad analizzare i numeri, che in occasione di alcune norme sono stati pesanti e non certo casuali, come se ci fosse dietro una regia che abbia aggregato e organizzato i franchi tiratori e penso di non sbagliarmi. Sulla matrice le idee sono chiare: c’è chi parla di voti contro il presunto asse Sammartino-Cuffaro e chi di segnali per cambiare gli assessori tecnici. Magari influisce il sistema elettorale in cui, dal giorno dopo della conquista del seggio all’Ars, si pensa subito a lavorare per la propria rielezione senza guardare ai processi politici di grandi dimensioni. Mi spiace che, dietro l’anonimato, c’è chi usa questi mezzi non compatibili sotto il profilo dell’etica politica e dell’appartenenza. Ma vado avanti per la mia strada”. Alla domanda se si può parlare di un “governo in ostaggio”, risponde:
“Scelgono il metodo sbagliato perché non sono il tipo che si lascia intimidire da questi metodi. Conosco bene le prerogative dei parlamentari e quelle mie. Lo scenario delinea una volontà di lanciare un segnale al governo attraverso un metodo becero ed inaccettabile che non accetterò mai. Chi vuole dire qualcosa sulla azione di governo abbia il coraggio e la dignità di farlo pubblicamente. Ci sono state varie frange che si sono contrapposte per farsi dispetto. Non capiscono che lo fanno nei confronti di un governo forte che sta dando e conta di dare alla Sicilia risultati senza precedenti e a danno dei siciliani”.
E sul voto segreto: “Alla ripresa estiva, in accordo con il presidente dell’Ars, ho intenzione di portare in Aula una riforma non più rinunciabile. Chiederemo al parlamento di votare per abolire il voto segreto, mantenendo le sole ipotesi autorizzative previste da Camera e Senato: quando si vota per diritti delle persone e salvaguardia delle minoranze”.
Schifani parla anche dei termovalorizzatori. “Da commissario delegato del governo ho bruciato le tappe, recuperando anche la mancanza di un Piano rifiuti regionale che adesso c’è e prevede i due termovalorizzatori. Conto che entro i primi di settembre sia aggiudicata la gara affidata a Invitalia e da quel momento ci saranno cinque mesi per realizzare il progetto. Il nuovo cronoprogamma prevede l’entrata in funzione dei termovalorizzatori entro la fine del 2028: conto di rispettare questa scadenza”. Lo dice, sempre in una intervista a La Sicilia, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
A proposito delle minacce ricevute afferma: “Le imboscate sono sempre dietro l’angolo. Mi rendo conto che stiamo innovando un sistema, con la fine dell’era dei padroni delle discariche private, settore in cui più volte si sono evidenziati interessi della criminalità organizzata. Eppure, dopo questi anni di dibattito, sento che l’opinione pubblica è dalla nostra parte: i siciliani fanno il tifo per i termovalorizzatori”.