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L'intervista

Palazzo Adriano (PA), il sindaco Granà: tra tradizione arbëreshë e modernizzazione, i progetti per infrastrutture e sviluppo locale

domenica 14 Settembre 2025
Nicolò Granà

Nel profondo dei Monti Sicani, Palazzo Adriano emerge come un borgo sospeso tra antichi rituali bizantini e vedute panoramiche. Un luogo dove la memoria diventa identità: i vicoli raccontano storie arbëreshe, le chiese custodiscono rito, e le fontane connettive rendono viva ogni piazza. Qui, un giovane sindaco con radici profonde ha trasformato la sfida in slancio: Nicolò Granà, architetto pianificatore e imprenditore, eletto nel 2018 sul finire del commissariamento, guida oggi un borgo che si rialza attraverso progettualità concrete e scelte simboliche. 

Nel centro pulsante dell’entroterra siciliano, Palazzo Adriano si staglia come un piccolo gioiello arroccato a 695 metri sul livello del mare, alle falde del monte delle Rose, catena dei Monti Sicani. Questo borgo degli “ultimi” confini palermitani è il paradigma delle aree interne: un luogo ricco di storia, natura e tradizioni, eppure segnato da isolamento, spopolamento e marginalità.

Il territorio circostante, disegnato dalla valle del fiume Sosio e da fitte boscaglie, è custode di una biodiversità straordinaria e di un patrimonio geologico unico: nella Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, infatti, si possono osservare fossili del Permiano e oltre 700 specie vegetali, molte delle quali endemiche. Come ex sede del Parco dei Monti Sicani, il borgo è al centro di un paesaggio che invita a camminate silenziose, itinerari di fede, storia e memorie naturali.

La storia di Palazzo Adriano è un crogiolo culturale: fondato nel XV secolo da profughi arbëreshë, albanesi in fuga dall’avanzata ottomana, ha mantenuto fino a oggi un mix liturgico e linguistico unico — dove il rito bizantino coesiste con quello latino, tra icone, feste tradizionali e un patrimonio immateriale ben vivo.

Economicamente, il borgo scommette ancora sulle sue radici: agricoltura (cereali, olive, uva, fichi d’India), allevamento, caseario e artigianato (ricami, merletti, ebanisteria). Sono mestieri tenaci, resistenti alle sfide dell’era moderna, che raccontano di una comunità che è rimasta connessa al proprio passato.

Palazzo Adriano, piccolo per numero di abitanti ma denso di identità e memorie, si impone come esempio emblematico di borgo delle aree interne: sospeso tra fatica e bellezza, tra spopolamento e patrimonio culturale, in attesa di trasformare la propria marginalità in opportunità di rinascita.

 

Il sindaco Nicolò Granà: dal commissariamento alla ripartenza, tra radici locali e visione di rinascita

 

Nicolò Granà rappresenta oggi una delle figure chiave della rinascita politica e sociale di Palazzo Adriano, segnato dal commissariamento del 2016 a causa di infiltrazioni mafiose. Al momento della sua elezione nel 2018, Granà aveva 38 anni e si presentava non solo come architetto pianificatore, ma anche come imprenditore nel settore turistico, in una realtà che gli ha permesso di conoscere da vicino le esigenze del territorio e delle comunità locali.

La sua candidatura, sostenuta dalla lista civica “SìAmo#Palazzo Adriano”, ottenne un consenso netto: tra il 65 e il 68% dei voti, pari a circa 867-887 preferenze, che gli valsero una vittoria schiacciante sul precedente sindaco Giuseppe Alessi. Appena insediato, Granà scelse un approccio inclusivo, dichiarando di voler essere “il sindaco di tutti” e promettendo di riconciliare la popolazione con il territorio, dedicando la vittoria al nonno e alla memoria familiare.

Fin dai primi giorni, costruì una squadra di governo compatta e funzionale: conservò per sé le deleghe a Personale e Lavori Pubblici e affiancò tre assessori con competenze strategiche affrontando con concretezza le prime emergenze, dalla gestione delle alluvioni al miglioramento della viabilità, avviando nel contempo una riorganizzazione della macchina amministrativa per renderla più efficiente.

Ma la sua visione va oltre l’ordinaria amministrazione. Granà ha promosso interventi strategici come l’elisuperficie, attrezzata per voli notturni, e l’istituzione di un ufficio dedicato ai fondi comunitari, strumenti pensati per proiettare il borgo verso opportunità più ampie. Durante la pandemia, Palazzo Adriano si è distinto come modello “Covid-free”, con una copertura vaccinale superiore al 100%, un risultato che il sindaco interpreta come testimonianza della maturità civica della comunità.

Recentemente, con l’emergenza legata alla guerra in Ucraina, Granà ha guidato la comunità in un gesto concreto di solidarietà, attivandosi insieme a Caritas e altre realtà locali per l’accoglienza dei profughi.

Comune di Palazzo Adriano

Questo impegno riflette il suo stile: un amministratore pragmatico, radicato nella propria storia, capace di unire memoria culturale, attenzione sociale e progettualità concreta, con lo sguardo rivolto a un futuro di rinascita per Palazzo Adriano.

Il Comune ha avviato diversi progetti infrastrutturali grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) con interventi che mirano a migliorare i servizi sanitari e la sicurezza del territorio, contribuendo alla modernizzazione delle infrastrutture locali.

Con il sindaco Nicolò Granà facciamo il punto della situazione per approfondire il percorso amministrativo, le principali iniziative e le strategie per lo sviluppo futuro del comune.

 

 

L’intervista 

 

Sindaco, quale sentimento le lega oggi a Palazzo Adriano, soprattutto dopo il commissariamento? Quali sono stati i primi interventi concreti per ricostruire fiducia e funzionalità istituzionale?

“Oggi il sentimento che mi lega a Palazzo Adriano è la consapevolezza di amministrare una comunità resiliente, una comunità sana che vuole affrontare
con tenacia le sfide del futuro con un fortissimo senso comunitario”.

“Gli interventi concreti dopo il commissariamento prefettizio per ricostruire fiducia e funzionalità istituzionale sono stati diversi, in prima battuta una ricostruzione dei vertici degli uffici comunali, che ha portato a un nuovo assetto dando spinta e supporto a gli obiettivi dell’amministrazione comunale che rappresento. In seconda battuta è stato promossa una forte attività di progettazione al fine di fare ripartire le opere pubbliche ma anche migliorare i servizi essenziali per la popolazione”.

 

Cosa significa per lei rappresentare le radici arbëreshë e l’identità di questo borgo?

Le due anime della comunità Palazzese mantengono viva la socialità, il rito Greco Bizantino e il rito latino convivono in armonia ma anche con una sana competizione”.

L’identità e le radici arbëreshë sono un unicum da preservare e pertanto il mio operato ha puntato promuovere questa unicità supportando non solo la cultura, con la sponsorizzazione delle feste tradizionali, ma anche con il restauro dei monumenti, oggi segno tangibile della venuta degli arbëreshë, chiese e monumenti che testimoniano e rafforzano il legame con le nostre origini. Oltre agli aspetti religiosi anche le feste svolgono un ruolo cruciale per il nostro territorio”.

 

Fondi Pnrr – progetti e investimenti sul territorio

 

Quali sono i progetti infrastrutturali avviati (elisuperficie, turismo, ufficio fondi comunitari) e le opere legate al Pnrr che hanno coinvolto il comune?

“I progetti realizzati e le opere in fase di appalto sono veramente tante. con i fondi Pnrr abbiamo realizzato dei locali da destinarsi ad Asilo Nido, la digitalizzazione dell’ente e sono in corso i lavori per la realizzazione dell’Ospedale di Comunità. Entro il 2025 partiranno anche i lavori per la riqualificazione dell’area Orto Barone “Parco delle Rimembranze-Villa Comunale”.

“Tra le opere strategiche avviate abbiamo la realizzazione dell’Elipista H24 a supporto del presidio Sanitario ex Ospedale Regina Margherita, siamo convinti che per la permanenza e la sopravvivenza della comunità servano i servizi sanitari, servizi essenziali. La sanità ormai concentrata nelle grandi città crea un limite alla vita nelle periferie, accorciare le distanze per motivi d’urgenza/emergenza è una priorità, servizio quello dell’elisoccorso ormai indispensabile alle comunità lontane dalle città come la nostra”.

“Vorrei annoverare gli interventi a favore della riqualificazione del Centro Storico di Palazzo Adriano, conosciuto ormai da tutto il mondo per le pellicole cinematografiche, in primis per i film Premio Oscar Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, ma che per altri film come un Uomo in Ginocchio di Damiano Damiani con Michele Placido e Giuliano Gemma, La Siciliana Ribelle di Marco Amenta, il Consiglio D’Egitto, l’Abaglio di Roberto Andò con Ficarra e Picone e tanti Altri. Insomma Palazzo Adriano ormai conosciuto come il Borgo del Cinema, in media ogni due o tre anni si gira con diverse produzioni anche straniere che portano economia ma anche vivacità tra la comunità”.

“Tra le opere a favore del Centro storico abbiamo riqualificato le tre cittadelle (quartieri storici) con il restauro delle fontane, e dei vicoli caratteristici dell’urbanistica militare difensiva di origine arbëreshë risalenti al 1500. inoltre abbiamo promosso il restauro delle chiese e dell’antico orologio della torre campanaria e la nuova illuminazione del Castello Borbonico”.

Il turismo è il cavallo di battaglia del borgo, numerosi sono i visitatori che ogni anno vengo a Palazzo Adriano e la maggior parte vengono per visitare i luoghi del cinema, infatti grazie alla realizzazione della segnaletica turistica e del Museo del nuovo Cinema Paradiso possiamo dire che abbiamo saldamente gettato le basi per un’infrastrutturazione turistica che via via andrà ad accrescere e migliorare l’erogazione dei servizi turistici sul territorio”.

 

Quali sono stati i risultati, gli ostacoli o i ritardi, e quali progetti sono ancora in corso o attesi?

 

“Gli ostacoli maggiori sono dovuti alla lentezza burocratica degli uffici pubblici spesso poco adeguati a gestire i fondi comunitari e le risorse Regionali, il rinnovamento del personale della pubblica amministrazione è lento e rischiamo giornalmente di anticipare fondi comunali per onorare gli impegni con le ditte appaltanti, fondi che poi ritardano a rientrare.

“Si è vero che i soldi per le opere ci sono ma è la loro gestione quasi impossibile che limita e rallenta la spesa. Tra i progetti attesi ci sono i fondi delle Aree Interne, fondi destinati alle aree marginali, e per Palazzo Adriano è in programmazione il potenziamento e l‘ammodernamento dell’asse viario Palazzo Adriano-Bivona strada in carico alla Città Metropolitana di Palermo che collega due province, strada a oggi percorribile anche grazie a gli interventi fatti dal comune di Bivona dal lato dell’Agrigentino, strada che si configura come asse strategico che connette due territori vicini, di vitale importanza per le due comunità”.

 

 Pandemia, accoglienza e coesione sociale

 

Palazzo Adriano è diventato “Covid-free” durante la Pandemia: cosa ha significato per lei e per la comunità quell’esperienza?

 

“Il Covid verrà ricordato per tanti motivi, prendere le redini di una comunità e adottare scelte e applicare strategie che prima di quel momento non erano mai state applicate, non è stato facile, noi amministratori ci siamo reinventati e abbiamo lasciato l’ordinaria amministrazione per l’emergenza sanitaria.

“La giusta informazione e il senso di comunità hanno fatto vaccinare tutta la popolazione, un segnale concreto e forte dove la comunità ha preso una decisione univoca ambire all'”immunità di gregge”, infatti il risultato è stato concreto e in termini di vite umane non abbiamo avuto perdite. Un’esperienza che ci ha segnato ma ci ha dato coraggio facendoci comprendere quali siano le potenzialità di una comunità unita e coesa, pronta ad affrontare le sfide del futuro”.

 

La guerra in Ucraina ha visto Palazzo Adriano solidale: come si inserisce questa scelta di accoglienza nella sua visione di comunità?

 

Nicolò Granà

“La guerra in Ucraina come quella in Palestina e tutte le altre guerre oggi presenti nel mondo ci rendono piccoli e deboli ma soprattutto poco influenti, ma limitatamente alle nostre possibilità ci siamo resi disponibili all’accoglienza, d’altronde Palazzo Adriano storicamente è una comunità accogliente che mira anche all’integrazione”.

“Per l’emergenza Ucraina abbiamo proposto al Ministero Dell’Interno la possibilità di incrementare i posti nel sistema d’accoglienza SAI che accoglie oggi a Palazzo Adriano più di 40 richiedenti asilo provenienti dal nord Africa. Ampliamento concesso con la possibilità di inserire altre 50 rifugiati in nuclei familiari provenienti dall’Ucraina”.

“Sono convinto che l’accoglienza e l’inclusione possano essere le soluzioni per un ripopolamento dei borghi ma soprattutto un segnale solidale che deve essere diffuso e promosso, buone prassi che consiglio a ogni comune d’Italia”.

 

Futuro e progetti per Palazzo Adriano

 

Come si immagina Palazzo Adriano nei prossimi cinque-dieci anni? Qual è il sogno che vorrebbe realizzare per il suo paese?

 

Nel futuro prossimo completeremo il ciclo di programmazione che l’amministrazione che rappresento si è prefissata, la spinta turistica ma soprattutto l’implementazione dei servizi essenziali sta migliorando la vivibilità del borgo, anche l’incentivo all’imprenditoria e all’agricoltura sta dando buoni risultati. Immagino e vedo Palazzo Adriano crescere non in numero di abitanti ma in qualità, una comunità che si migliora e vive giornalmente un presente fatto di interazioni sociali sane”.

“L’accoglienza non solo di tipo umanitario ma anche di tipo turistico farà la differenza, buoni segnali arrivano dalla vendita delle case a stranieri e ai tanti feedback di gente che vuole spostarsi e vere nei borghi, e in questo Palazzo Adriano grazie alle sue bellezze e all’alta qualità della vita, sta consolidando la sua funzione di attrattore”.

Il mio sogno sarebbe la creazione di un campus universitario per professioni sanitarie dove sia l’intera comunità coinvolta nell’accogliere  gli studenti, che i nostri locali pubblici e il polo sanitario ex Regina Margherita diventino le aule e i laboratori per professionalizzare i giovani. E’ un progetto ambizioso che potrebbe dare la spinta e una nuova vita al borgo che amministro e amo profondamente, orgoglioso delle mie origini e della mia gente”.

 

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