La definizione della nuova rete ospedaliera siciliana continua a essere un percorso accidentato. Dopo mesi di contrasti con Roma, osservazioni ministeriali, resistenze locali legate alla sorte dei presidi periferici e scontri politici dentro la stessa Assemblea, sembrava vicina l’approvazione. Ma il cammino è stato nuovamente rallentato: la bozza approdata il 10 settembre in Commissione Salute all’Ars, alla presenza dell’assessore Daniela Faraoni e del dirigente generale Salvatore Iacolino, dovrà essere ancora una volta modificata.
Il presidente della Commissione Salute, Giuseppe Laccoto, ha spiegato che: “Sono state avanzate osservazioni dai componenti della Commissione e la maggior parte di queste è stata recepita dal governo. È stato inoltre chiesto di fare alcune audizioni, tra sindacati e dirigenti territoriali. Dopo la discussione generale, la bozza passerà alla giunta regionale per l’approvazione, poi tornerà in Commissione per il parere e successivamente ritornerà in giunta per l’approvazione definitiva, prima di essere inviata a Roma. La richiesta è di farlo entro questo mese, per due motivi: salvare la cardiochirurgia pediatrica di Taormina e avviare il percorso per uscire dal piano di rientro entro il 31 dicembre 2026”.
La bozza presentata in Commissione
Rispetto alla versione discussa a luglio, la nuova rete prevede alcune modifiche nella distribuzione dei posti letto. La riduzione è di 367 unità, imposta dalla diminuzione della popolazione, mentre il governo nazionale ne chiedeva 460 in meno. La Regione non ha accolto questa seconda ipotesi, ritenendola insostenibile. L’obiettivo dichiarato è quello di uscire dal piano di rientro e, allo stesso tempo, mantenere intatti tutti i presidi ospedalieri dell’Isola.
La bozza porta la dotazione complessiva a oltre 14.700 posti letto, rispetto ai circa 12.400 dell’attuale assetto. Crescono soprattutto i reparti di post-acuti – riabilitazione, lungodegenze, cure palliative – mentre le reti tempo-dipendenti (IMA, Stroke, Trauma, Emergenze emorragiche) e quelle oncologiche si rafforzano con percorsi dedicati a prostata, polmone, ovaio, colon retto e breast.
Per garantire l’integrazione con il territorio, la bozza introduce un potenziamento delle Case della comunità e degli Ospedali di comunità, insieme all’attivazione di nuove unità di neuro-riabilitazione e di terapia del dolore. Confermata inoltre la standardizzazione dei servizi di Pronto soccorso/OBI, radiologia, laboratori di analisi e centri trasfusionali in quasi tutti i presidi. Restano operativi anche gli ospedali di zona disagiata, da Lipari a Pantelleria, fino a Mussomeli, Ribera, Niscemi e Mazzarino, che continueranno a garantire Pronto soccorso h24.
Per la Faraoni: “È una rete che ha una sua dinamica organizzativa, non disgiunta dal resto delle azioni. Garantire i presidi di prossimità è fondamentale, che certa parte della politica li considera una distrazione di risorse, ma noi riteniamo che, insieme a Case e Ospedali di comunità, siano strumenti indispensabili. Li abbiamo standardizzati con un format unico, che prevede la possibilità di erogare servizi come gastroenterologia e oncologia, perché certe terapie devono essere offerte il più vicino possibile ai pazienti. Gli ospedali di primo e secondo livello devono restare invece dedicati alle attività più complesse, così da evitare le fughe fuori Regione”.
Provincia per Provincia
Palermo
I posti letto crescono da 2.460 a 2.657. Il sistema si regge sui tre grandi presidi: Arnas Civico, Policlinico Universitario e Villa Sofia-Cervello. I reparti di geriatria e ortogeriatria si rafforzano, mentre l’area dei post-acuti aumenta con riabilitazione e cure palliative. Le unità di cardiochirurgia, neurochirurgia e oncoematologia restano centrali. Rispetto alla rete del 2019, l’aumento raggiunge circa 200 posti letto, con nuove unità dedicate al dolore cronico e all’ematologia. I presidi di Partinico e Corleone mantengono il Pronto soccorso di zona disagiata.
Catania
La provincia cresce da 2.220 a 2.430 posti letto. Oltre al Policlinico San Marco, al Cannizzaro e ai due presidi Garibaldi, si potenziano i reparti di malattie infettive, geriatria e neonatologia. Le alte specialità come cardiochirurgia, neurochirurgia ed emodinamica restano attive, mentre la rete stroke si amplia. Rispetto al 2019, la dotazione sale di circa 210 posti letto e si aggiungono nuove unità operative di supporto alla terapia intensiva e alla pediatria. I presidi di Adrano, Biancavilla e Bronte garantiscono ancora assistenza di base.
Messina
La provincia ottiene l’incremento maggiore: da 1.561 a 1.937 posti letto. L’Azienda Ospedaliera Papardo e il Policlinico Universitario rimangono punti di riferimento, mentre il Centro Neurolesi Bonino Pulejo diventa hub regionale per la riabilitazione neurologica. La rete introduce nuovi reparti di riabilitazione intensiva e amplia le stroke unit. I pronto soccorso di Lipari e Mistretta restano attivi come presidi di zona disagiata. Rispetto al 2019, il saldo segna oltre 370 posti letto in più, soprattutto nei post-acuti.
Agrigento
La dotazione sale da 1.170 a 1.270 posti letto. L’ospedale San Giovanni di Dio rimane il presidio centrale, mentre il Barone Lombardo di Canicattì e il San Giacomo d’Altopasso di Licata confermano pronto soccorso e discipline di base. La nuova rete introduce reparti di gastroenterologia e oculistica, assenti nel 2019. L’aumento riguarda circa 100 posti letto, distribuiti tra medicina interna e chirurgia. L’ospedale di Ribera continua a garantire il Pronto soccorso di zona disagiata.
Caltanissetta
Si passa da 1.030 a 1.120 posti letto. Il Sant’Elia di Caltanissetta resta il fulcro, con potenziamento dei reparti di oncologia e radioterapia. Il Vittorio Emanuele di Gela è confermato DEA di primo livello. Rispetto al 2019, vengono aggiunti circa 90 posti letto e attivate nuove unità di cure palliative e di medicina nucleare a supporto della diagnostica oncologica. Il presidio di Mussomeli viene mantenuto come Pronto soccorso di zona disagiata.
Enna
La provincia cresce da 820 a 900 posti letto. L’Umberto I è il presidio principale, mentre Leonforte e Piazza Armerina sono riconfermati come Pronto soccorso di zona disagiata. La nuova rete consolida i reparti di geriatria, oncologia e riabilitazione. Rispetto al piano del 2019 ci sono 80 posti letto in più e nuove unità di pediatria e cardiologia di base.
Siracusa
Si passa da 1.350 a 1.490 posti letto. Restano in funzione l’Umberto I di Siracusa e il Muscatello di Augusta, ma la novità è il progetto del nuovo ospedale con 438 posti letto, che introdurrà anche reparti di cardiochirurgia e neurochirurgia, mai presenti prima in provincia. Rispetto alla vecchia rete, l’aumento è di circa 140 posti letto e sono previsti potenziamenti in anestesia e rianimazione.
Ragusa
La dotazione cresce da 1.290 a 1.360 posti letto. I principali presidi restano il Giovanni Paolo II di Ragusa e il Maggiore di Modica, con la conferma del DEA di Modica. Vengono rafforzati i reparti di neurologia e attivate nuove stroke unit. Rispetto al 2019 ci sono 70 posti letto in più, soprattutto in area medica e riabilitativa.
Trapani
Si passa da 1.470 a 1.560 posti letto. I due pilastri restano il Sant’Antonio Abate di Trapani e il Paolo Borsellino di Marsala, mentre l’ospedale di Pantelleria viene riconfermato come Pronto soccorso di zona disagiata. La nuova rete potenzia i reparti oncologici e attiva nuove stroke unit. La differenza rispetto al 2019 è di circa 90 posti letto.
Le criticità
Se da un lato la nuova rete ospedaliera porta con sé un aumento di posti letto e l’introduzione di nuove unità operative, dall’altro restano alcune ombre rispetto alla rete oggi vigente.
La prima riguarda la distribuzione territoriale. Palermo, Catania e Messina concentrano ancora gran parte delle alte specialità e dei posti letto aggiuntivi, mentre le province più piccole come Enna, Caltanissetta, Agrigento ottengono incrementi modesti e reparti di base. Il divario, già presente nella rete precedente, non viene colmato.
Un secondo nodo è quello dei punti nascita. Il piano ne rinvia la ridefinizione a verifiche successive, lasciando irrisolta una questione che da anni genera tensioni tra comunità locali e ministero.
Un terzo elemento critico è legato ai Pronto soccorso. Pur essendo confermati quelli in zona disagiata, in diversi casi si tratta di presidi con poche unità di supporto e con una dotazione ridotta, il che rischia di replicare le difficoltà già viste nell’attuale assetto.
Un ultimo nodo riguarda i post-acuti, come riabilitazione e lungodegenza. La scelta appare condivisibile in ottica di presa in carico dei pazienti cronici, ma non trova sempre un corrispettivo nell’incremento delle alte specialità o nei servizi di emergenza, i veri colli di bottiglia della rete siciliana
In definitiva, il piano introduce alcuni miglioramenti, ma lascia aperte questioni decisive per l’equilibrio e l’efficienza complessiva del Sistema ospedaliero.
“I tempi sono stretti, entro fine mese la bozza deve passare al governo regionale e poi tornare in Commissione per l’approvazione definitiva – ribadisce Laccoto –. L’assessore è stata chiara sulle liste d’attesa e sui pronto soccorso, considerando anche la carenza di medici. Tutti i presidi ospedalieri restano attivi e la Commissione condivide la linea del governo regionale rispetto alle indicazioni arrivate da Roma. Adesso però bisogna correre”.