“Molti agricoltori siciliani si sono riuniti per decidere se effettuare la semina del 2025 oppure rinunciare e impiantare nei campi altre colture ritenute più produttive e meno soggette alla forte concorrenza europea ed extra europea. O addirittura rinunciare alla coltivazione dei campi. L’Allarme arriva da Coldiretti e da altre associazioni di categoria che hanno denunciato il rischio che in molte regioni non vi sarà la raccolta del grano nel 2026”.
A dirlo è l’avvocato Salvino Caputo vice segretario regionale dell’Udc in Sicilia.
“La concorrenza dei paesi esteri, gli alti costi di produzione e di manodopera , la riduzione del costo del frumento duro, giunta al 35% – commenta Caputo – sta disincentivando moltissimi agricoltori a rinunciare alla semina del 2025, determinando il mancato raccolto dell’anno successivo. L’ultima quotazione del costo del grano , secondo la stima di Coldiretti ha raggiunto le 290 euro a tonnellata . Si comprende bene che con questi importi i costi di produzione sono decisamente superiori ai ricavi di mercato. Mentre altri paesi come la Russia e il Canada e la stessa Ucraina riescono a piazzare il loro prodotto a costi decisamente inferiori”.
“E’ evidente che la preoccupazione di colture alternative o addirittura l’abbandono dei terreni rischia di determinare la desertificazione di molte aree agricole, in particolare in regioni come la Sicilia dove il costo di produzione ha raggiunto indici assolutamente proibitivi. 2 Servono politiche di incentivazione e di sostegno – ha aggiunto Salvino Caputo – come la detassazione delle attività agricole, la sospensione delle rate di mutuo ed una azione di protezione dei nostri prodotti , limitando gli ingressi di grano da parte di altre regioni . Soltanto in questo modo potremo dare sicurezza ai nostri agricoltori”.