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Dopo tanto tempo dall’inizio della pandemia da Covid, ancora non se ne vede la fine. Tra lo sconforto, il dolore e l’amarezza di una condizione opprimente, la speranza è la sola cosa che accompagna gli animi. Così è stato per Margherita, che grazie alla forza della speranza e dell’amore della famiglia è riuscita a sconfiggere il mostro che l’aveva attanagliata.
“È stato terribile“, esordisce Margherita, trovando forza nella figlia Cetti. “Sono stata ricoverata perché avevo un dolore lacerante ai reni e il medico di base ha detto di chiamare subito l’ambulanza. Sono stata portata in ospedale e dopo diversi controlli mi hanno trasferita all’Ismett e alle 11 della sera del 15 dicembre sono entrata in sala operatoria e ne sono uscita la mattina seguente“, ricorda.
Sin dall’inizio della pandemia Margherita è rimasta a casa col marito, senza uscire per paura di potersi contagiare. Ma il destino non ha voluto premiarla: “Dopo l’intervento mi hanno trasferita in una stanza per la riabilitazione con un altro letto vuoto, che sarà riempito nel corso della sera da un’altra paziente“.
L’unico errore tuttavia è stato quello di essersi sentita vicina a quell’unica compagnia e di essersi avvicinata troppo: “La signora veniva da un’altra struttura dove c’era stato un focolaio di contagi, ma lei non lo sapeva. Il giorno dopo le hanno fatto il tampone: positiva“, così Margherita ripensa a quei momenti di angoscia.
“Mi hanno fatto quattro tamponi e l’ultimo è risultato positivo“, da qui comincia il calvario di Margherita, che per due lunghi mesi è stata ricoverata in terapia intensiva.
“Quando ho scoperto di essere positiva mi sono messa a piangere. Già avevo le mie sofferenze, non mangiavo perché non potevo inghiottire. A questo punto mi sono scoraggiata“, confessa commossa Margherita. “Quando mi hanno portata nel reparto Covid al Civico mi sono fatta forza. Nella stanza c’erano altri 4 pazienti che mi hanno dato tanto coraggio, e poi i medici e gli infermieri sono stati meravigliosi“.
Di fondamentale importanza è stata anche la famiglia di Margherita che nonostante la sofferenza e lo sconforto è riuscita ad infonderle coraggio e speranza: “Scoprire che, dopo un’operazione così complessa, mia madre aveva preso il virus è stato devastante – si confida Cetti, insegnante e figlia di Margherita – La notizia è stata un trauma, però sapevamo di avere un compito: sorreggerla in tutto il suo percorso, anche se questa malattia comporta l’allontanamento forzato facendo sprofondare in una solitudine totale“.
“Vorrei sottolineare – continua Cetti – l’importanza della comunicazione tra i medici e la famiglia. Io capisco che i medici hanno molto da fare, però è importante questo aspetto per le famiglie, perché così si innesca un aiuto a catena per i pazienti“.
Alla fine Margherita, dopo due lunghi mesi, si è potuta finalmente ricongiungere alla propria famiglia. Oggi sono tornati a sorridere e ad abbracciarsi tutti insieme col marito, le due figlie e il nipotino.