Una settima di importanti novità è pronta ad aprirsi all’Ars. E non è certo un caso se nella giornata di ieri il presidente della Regione Renato Schifani abbia radunato le varie anime che compongono il centrodestra per fare il punto sulle questioni più spinose. Un occhio alla II Commissione Bilancio, presieduta da Dario Daidone, l’altro a Sala d’Ercole. La manovra quater tiene banco, ma, a sorpresa, anche in aula è sbucato fuori un nuovo argomento di discordia, il ddl proveniente da Roma e relativo all’introduzione del deputato supplente.
Il vertice di maggioranza a Palazzo d’Orleans, seppur breve e conciso, si è rivelato l’occasione per condividere la linea del Governo regionale, rigido e inflessibile sulla tabella di marcia da rispettare fino al termine del 2025. L’obiettivo è quello di archiviare la variazione di bilancio, secondo i tempi prestabiliti in conferenza dei capigruppo, e concentrare tutte le energie sulla Finanziaria, per scongiurare, per il terzo anno consecutivo, l’esercizio provvisorio.
Agli occhi del governatore la coalizione di maggioranza (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Democrazia Cristiana, Mpa e Noi Moderati) è apparsa coesa. Oggi la prova del nove: prima in II Commissione, dove bisognerà trovare una strategia per esaminare il maxi fascicolo degli interventi territoriali proposti dai singoli deputati; poi in aula, dove, dopo il rinvio di mercoledì scorso, sarà necessario esprimere il parere sul disegno di legge.
Manovra quater: via all’esame degli interventi territoriali
I lavori in Commissione Bilancio ripartiranno dagli ultimi esiti di giovedì. Completato il testo base e accantonati circa una ventina degli emendamenti aggiuntivi di carattere generale, passeranno adesso al vaglio gli interventi territoriali presentati dai singoli deputati. Sui banchi sono circa 600 le proposte che verranno esaminate una per una. Urge così la necessità di trovare una strategia comune per giungere ad una sintesi, che permetta di poter procedere a passo spedito verso la votazione entro la fine della settimana. Per queste, il bacino di risorse disponibile dovrebbe attestarsi intono ai 35 milioni di euro, su un complessivo di 90 milioni di euro, circa, dai fondi globali. La restante parte sarà destinata agli emendamenti accantonati, circa una ventina, il cui lascia passare sarà condizionato dalla disponibilità economica rimanente (CLICCA QUI).
Sala d’Ercole scioglie le riserve sul deputato supplente
Dai dubbi di incostituzionalità alla depredata autonomia: sono solo alcune delle critiche emerse nel corso del dibattito a Sala d’Ercole. E non solo da parte dell’opposizione. L’intervento dirompente di Gianfranco Miccichè, attualmente nel gruppo misto, si è dimostrato un vero e proprio spartiacque, dando il via alle danze delle polemiche, dando man forte alle questioni sollevate dall’opposizione. Da qui l’ondata di batti e ribatti che ha costretto il vicepresidente Nuccio Di Paola a rimandare la seduta (CLICCA QUI). Un equilibrio talmente precario da costringere il governatore a convocare la riunione a Palazzo d’Orleans, dopo quella avvenuta in via Magliocco esattamente una settimana fa. Un confronto straordinario, considerando che il prossimo appuntamento sarà fissato subito dopo l’approvazione della manovra quater.
Il faccia a faccia con il presidente Schifani ha messo le carte in chiaro: il centrodestra darà il proprio parere in maniera unanime e coesa. Dunque le probabilità di eventuali colpi di scena all’orizzonte sono molto improbabili.
Si tratta certamente di un passaggio inevitabile e necessario. Il ddl, infatti, dopo l’ostacolo Sala d’Ercole tornerà a Roma per le ultime battute dell’iter legislativo. La legge, in quanto disciplina attuativa del principio inserito nello Statuto, non sarà sottoponibile al referendum confermativo.
Le altre questioni al vertice di maggioranza
E non solo. Al vertice di Palazzo d’Orleans sono state toccate anche altre questioni.
Legato al tema del deputato supplente c’è anche quello della legge elettorale. Un discorso aperto anche nel corso dell’ultimo dibattito in aula e che avrebbe trovato il suo spazio anche nel confronto con il governatore azzurro, il quale avrebbe lasciato una porta aperta.
A sollevare la questione, al rientro dalla pausa estiva, era stato il deputato del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, che in conferenza di capigruppo aveva chiesto in maniera formale una discussione sulla legge elettorale. Una sfida rilanciata e che ha trovato, nei giorni, il consenso trasversale, sia tra le file della maggioranza sia dell’opposizione. E in particolar modo, era stata Marianna Caronia, capogruppo di Noi Moderati, durante la seduta di mercoledì 24 settembre, a sollevare gli elementi di criticità, contenuti all’interno della legge elettorale, risalente al 2013, quando l’allora presidente era Rosario Crocetta: l’assenza della doppia preferenza, la soglia di sbarramento al 5%, i collegi, la composizione del listino e il premio di maggioranza. Insomma, una riforma certamente non immediata, che richiederà del tempo, ma la cui esigenza di apportare delle modifiche cammina di pari passo con quella nazionale, per la quale ormai da mesi si vocifera sulla reintroduzione delle preferenze.
Proprio in tema elezioni, il focus si è spostato sulle prossime amministrative. La primavera del 2026 appare ancora lontana, ma dei tavoli provinciali sono stati già aperti. In fondo, non mancheranno i centri siciliani di una certa rilevanza politica, come Agrigento e Marsala. In totale saranno 58 i Comuni dislocati nell’Isola chiamati a rinnovare gli organi elettivi, in una data da stabilire tra il 15 aprile e il 15 giugno.