“I tempi si sono ridotti, abbiamo già definito l’81% delle domande pervenute quest’ anno. Un sistema questo che porta anche alla lotta agli sprechi e alle truffe con un minore afflusso di domande presentate più mirate con una presa di responsabilità. Occorrerà la realizzazione anche di una piattaforma informatica che metta insieme i dati delle varie amministrazioni e occorrerà trovare una forma di cooperazione. Ritengo che sia importantissima l’integrazione con la piattaforma del ministero del lavoro che permette di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro”.
Lo ha detto Valeria Vittimberga, direttore generale dell’Inps presentando a Palermo, nella sala Piersanti Mattarella a Palazzo dei Normanni, la nuova riforma della disabilità che ha introdotto diversi cambiamenti in termini di tutela e assistenza, ma soprattutto relativamente alla modalità di riconoscimento della disabilità.
“Siamo a una riforma epocale – ha spiegato – per l’accertamento della disabilità. Una semplificazione dell’iter burocratico delle persone attraverso l’accentramento in un unico soggetto, l’Inps, dell’accertamento della disabilità con la cooperazione di tutte le articolazioni dello Stato a livello locale e centrale che porti a definire un progetto di vita attraverso una valutazione multidimensionale che riguardi non soltanto l’aspetto clinico, medico, ma anche l’aspetto psicologico”.
“Abbiamo iniziato una fase di sperimentazione in nove province italiane tra cui Palermo, una provincia molto grande, con un numero di domande che pervengono ogni anno molto pesante – ha aggiunto il direttore generale – C’è la necessità di adeguare organizzazione con assunzione di medici, infermieri, psicologi, operatori sociali, adeguare i locali, modificare l’organizzazione e devo dire stiamo ottenendo buoni risultati”.
“La percentuale di disabilità tra gli ultrasettantenni è del 47%. Abbiamo un problema in Italia di assorbimento delle risorse del sistema sanitario nazionale in prospettiva da qui al 2040, che sarà molto importante. C’è la necessità di pianificare delle soluzioni che escano dalla tradizionale istituzionalizzazione presso case di cura della persona anziana e disabile per permettergli di continuare a essere un soggetto prezioso all’interno del suo ambiente di riferimento nella famiglia”.
“Bisognerà immaginare delle riforme normative. Io immagino per esempio il modello tedesco che ha incominciato a prevedere delle forme assicurative fin dal momento dell’entrata nel mondo del lavoro delle persone – ha aggiunto – Certo, sono situazioni molto costose, però il problema occorrerà porselo perché soltanto ripartendo il rischio tra la popolazione è possibile poi assistere adeguatamente le persone che vengono colpite da disabilità. Le risorse dello Stato da sole in possono bastare. Occorrerà un ripensamento anche delle fonti di finanziamento attraverso probabilmente un mix pubblico-privato, una diversa concezione dei fondi sanitari”.




