“Il saldo di parte corrente del bilancio di previsione della Regione, pari a 584,6 milioni di euro nel 2026, rappresenta il valore più elevato dell’ultimo quinquennio, segnalando un rafforzamento della gestione corrente e una maggiore capacità di autofinanziamento della spesa in conto capitale. Parallelamente, la parte disponibile del risultato di amministrazione per il 2025 mostra un avanzo pari a 2,794 miliardi, in progressivo incremento rispetto agli esercizi precedenti (2,150 miliardi nel 2024 e -897 milioni nel 2023), a testimonianza di un miglioramento strutturale della situazione contabile e di una maggiore capacità di manovra sulle risorse effettivamente utilizzabili. Tuttavia, a causa della mancata approvazione definitiva dei rendiconti relativi agli ultimi esercizi, tale avanzo non può essere applicato al bilancio di previsione”. E’ quanto segnala il servizio bilancio dell’Assemblea regionale siciliana nella nota di lettura al disegno di legge sul bilancio di previsione per il triennio 2026-2028.
Il ddl di bilancio in esame presenta un quadro complessivo di entrate e spese di competenza al 2026 pari a 23,3 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 22,35 miliardi previsti con la precedente legge di bilancio 2025. Le previsioni scendono a 21,9 miliardi per il 2027 e 20,5 miliardi per il 2028, “confermando la consueta impostazione discendente per gli anni successivi”.
“Il bilancio è formulato a legislazione vigente, riflettendo quindi le scelte politiche e normative già adottate – si legge nel documento dei tecnici dell’Ars – eventuali modifiche all’allocazione della spesa potranno derivare dalla legge di stabilità o da successivi provvedimenti che, in attuazione di nuove politiche finanziarie, potranno incrementare o ridurre le risorse destinate ai singoli ambiti di intervento. Si rileva, inoltre, che a seguito delle riassegnazioni di risorse operate in corso d’anno, il bilancio regionale tende a subire una fisiologica espansione delle dimensioni complessive: nel 2025, ad esempio, il bilancio preconsuntivo ammonta (secondo i dati attuali) a circa 29,7 miliardi di euro, con un incremento di 7,4 miliardi rispetto alle previsioni iniziali”.
Il dossier del servizio bilancio dell’Ars entra nel dettaglio del ddl: le entrate (escluse quelle legate ad operazioni finanziarie, come ad esempio l’accensione di prestiti) per il 2026 ammontano a 20,694 miliardi di euro, con un incremento di 1,456 miliardi rispetto al 2025. L’aumento deriva principalmente dalle entrate tributarie, contributive e perequative (+1,166 miliardi), che raggiungono 14,6 miliardi di euro, e dalle entrate in conto capitale (+435 milioni), parzialmente compensate da una riduzione dei trasferimenti correnti (-170 milioni). Le entrate tributarie rappresentano il 62,7% del totale, i trasferimenti correnti il 18,7% e le entrate in conto capitale il 5,6%.
Tra i principali tributi si segnalano: Irpef per 6,75 miliardi di euro (in aumento di circa 181 milioni rispetto al 2025), Iva per 2,82 miliardi (in crescita di circa 59 milioni) e l’Ires per 850 milioni (in incremento di circa 40 milioni rispetto al 2025). Restano stabili l’imposta di registro per 300 milioni, l’imposta di bollo (200 milioni) e i proventi da giochi (250 milioni). Si prevede invece una riduzione delle entrate derivanti dalla tassa automobilistica, che per il 2026 ammontano a circa 350 milioni di euro (380 milioni nel 2025). I tributi destinati al finanziamento della sanità (Irap e addizionale Irpef) ammontano a 1,89 miliardi, mentre i trasferimenti statali per il fondo sanitario nazionale raggiungono 3,49 miliardi. Le entrate da contributi agli investimenti crescono a 1,2 miliardi, sostenute dai programmi FESR 2021-2027 e dall’Accordo di sviluppo e coesione.
Sul fronte della spesa, le uscite previste per il 2026 (escluse le operazioni finanziarie, come ad esempio il rimborso di prestiti) ammontano a 20,805 miliardi di euro (+1,010 miliardi rispetto al 2025), di cui 18,4 miliardi per spese correnti e 2,1 miliardi per spese in conto capitale. Le spese correnti rappresentano il 79,7% del totale, mentre le spese in conto capitale si attestano al 9,3%, in lieve aumento rispetto all’8% dell’anno precedente. Le previsioni per il 2027 e 2028 risultano più contenute (19,5 e 18,3 miliardi).





