Caltagirone è una delle località più visitate della Sicilia, infatti, tante sono le sue bellezze, tra cui spicca la Scala di Santa Maria del Monte, divenuta ormai simbolo della città. Si tratta di una imponente scalinata di ben 142 gradini, costruita nel 1606 da Giuseppe Giacalone per collegare l’antica piazza del Municipio alla chiesa di Santa Maria del Monte, in posizione sopraelevata.
Il risultato fu incredibile: una scalinata maestosa con i suoi 130 metri di lunghezza, una goduria per chi ha la fortuna di ammirarla. La piacevolezza estetica della scalinata è molto più recente: dal 1954 le alzate di tutti i gradini sono state adornate da una serie continua di mattonelle di ceramica caratterizzate da diversi colori. Il lavoro è stato realizzato dalla MAC,“Maioliche Artigianali Caltagironesi”, si tratta di un laboratorio e di un centro di sperimentazione della ceramica.
Naturalmente, l’arte della lavorazione della ceramica a Caltagirone è una pratica assai antica, precedente, addirittura, all’arrivo dei berberi-musulmani sull’Isola. Quest’ultimi introdussero anche le proprie tecniche artigianali e forme ornamentali originarie dell’Oriente come, ad esempio, l’invetratura, una particolare lavorazione che consisteva nell’applicazione di una superficie vetrosa sulla ceramica, rendendola in questo modo impermeabile.
Enorme fu, nei secoli seguenti, la fortuna della ceramica di Caltagirone, diventando fra le ceramiche più apprezzate e ricercate del Mediterraneo, infatti, molto redditizio si dimostrò il suo commercio. Ma come mai questo grande successo? Prima di tutto, la natura è stata piuttosto generosa in questa zona della Sicilia, infatti è possibile ottenere argille di eccellente qualità. Poi, le tecniche artigianali divennero sempre più sofisticate, anche grazie al contributo dei musulmani. Infine, re Alfonso d’Aragona (1396- 1458) riconobbe agli artigiani di Caltagirone un privilegio commerciale di grande importanza: essi furono sollevati dal peso dei dazi doganali, così fu assicurata la libera circolazione e vendita delle ceramiche calatine.
Le preziose ceramiche non furono solamente vendute ai quattro angoli del Mediterraneo ma furono pure adoperate per arricchire e decorare gli ambienti delle dimore aristocratiche e le Chiese. Si tratta di realizzazioni avvenute soprattutto nel ‘500 e nel ‘600 di cui però, purtroppo, non ci è pervenuto quasi nulla a causa del devastante terremoto che attanagliò il Val di Noto nel 1693. I documenti del periodo attestano anche la presenza, poco prima del sisma, di circa un centinaio di botteghe e officine specializzate nella lavorazione e produzione della ceramica.
La catastrofe, però, fu seguita da un’importante ripresa, anzi, potremmo dire che il ‘700 fu un secolo importante per la ceramica calatina, la quale, oltre all’applicazione in ambito edilizio e oltre alla vendita nei mercati mediterranei, andò incontroad un certo rinnovamento, figlio dei gusti del tempo, attraverso la realizzazione di acquasantiere, vasi e candelieri caratterizzati da un’infinità di varianti decorative, impreziosite da disegni geometrici e floreali. Al contrario del secolo precedente, l’Ottocento, invece, fu il secolo di una nuova crisi sia per la diffusione della ceramica napoletana, sia perché in ambito edilizio venne sempre più adoperato il cemento (non è un caso che anche la produzione ceramica di Trapani, Palermo e Sciacca entrò in crisi).
A questo punto, diventa di primo piano la figura di Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano. Infatti, il presbitero nacque proprio a Caltagirone nel 1871 e consapevole della tradizione ceramica della propria cittadina, consapevole del momento di regresso che essa stava attraversando,pensò di risollevarne le sorti. Così, nel 1918, Sturzo fondò la Regia Scuola Professionale per la Ceramica, un istituto che si prefissava l’obiettivo di formare artigiani ceramisti altamente qualificati, scuola tutt’oggi in funzione. Grazie all’iniziativa di Sturzo la ceramica di Caltagirone riprese a crescere e ad imporsi nuovamente fino alla formazione della MAC, la cooperativa artefice delle decorazioni della Scalinata di Santa Maria del Monte a partire dal 1954.
Ma l’azione di Sturzo non finì qui, il politico pensò anche di aprire un Museo regionale della Ceramica, nel quale sono custoditi ed esposti circa 2500 esemplari di ceramiche, messi insieme a partire dal 1948, provenienti anche da Siracusa, Trapani e Palermo.
Infine, ricordiamo che la Scalinata nella notte tra il 24 e il 25 luglio, in occasione della festa di San Giacomo, patrono della città, viene illuminata da migliaia di lucerne a fiamma viva e la collocazione di ogni fiammella è già prestabilita secondo un progetto realizzato nell’‘800 da frate Benedetto Papale: addirittura, è necessario un mese per collocare nella giusta posizione tutti i “coppi” a fiamma viva che, una volta accesi,danno la sensazione allo spettatore di assistere alla discesa di una colata lavica.
Insomma, la Scalinata di Santa Maria del Monte, con le sue ceramiche, è un luogo suggestivo dove il visitatore viene rapito dinanzi allo spettacolo di una scalinata così estesa e maestosa, così particolarmente decorata e ornata. Scalinata da cui è possibile entrare nella storia, nella cultura e nell’economia di Caltagirone che attraverso le sue ceramiche è stata, ed è tuttora, in grado di far sognare il Mediterraneo e non solo.