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Teatro: la dura e poetica quotidianità della coppia in “Un po’ di più”

lunedì 17 Febbraio 2020
Un po' di più

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È sempre questione di un “un po’ di più” e “un po’ di meno“, di ogni azione, di ogni pensiero distribuiti con variabilità casuale in ciascuna coppia che cresca insieme.

Sembra scontato e forse anche banale, ma non lo è. E se a ricordarcelo è uno spettacolo teatrale, delicato, poetico e concreto al tempo stesso, in qualche modo il messaggio arriva più nitido.

Un po' di più

È un equilibrio precario e soprattutto necessariamente dinamico quello che il duo composto da Zoe Bernabeu e Lorenzo Covello ha proposto, riscuotendo anche sul palcoscenico dello Spazio Franco, all’interno della rassegna Scena Nostra 2020, grande apprezzamento.

Pluripremiato “Un po’ di più” propone momenti di vita quotidiana, fatta di gesti ripetuti e ripetitivi, incalzanti o sognati a seconda delle fasi del rapporto di coppia.

A Zoe piace tutto un po’ di più… a Lorenzo un po’ di meno“.

Il vuoto dell’equilibrio da ristabilire, sulla scena, sta in numerosi petali lanciati in aria attendendo di sapere un responso sulla forza del loro amore; sta in un tavolo dal quale se si sposta un bicchiere tutto può andare a rotoli. Anche quando è Zoe a camminare sul tavolo, mettendo alla prova la resistenza di questo equilibrio.

Un po' di più

Lo spettacolo è un delizioso ed equilibrato racconto – perdonateci il gioco di parole – dove i corpi, a servizio del sentimento, comunicano gioie e ire fino al punto di “iniziare a giocare per vincere davvero“.

È un ‘fare teatro dei sensi‘, quello di Bernabeu e Covello, perché in fondo anche l’equilibrio fa parte dei sensi e va sviluppato.

La fatica e lo sforzo di vivere insieme arriva sul viso dello spettatore, per mezzo dell’aria spostata da una corsa frenetica alla ricerca l’uno dell’altro;  arriva alla pancia dello spettatore nel time laps, emotivo e verbale, dei loro giorni condivisi che Lorenzo snocciola al centro del palco. Arriva nella leggerezza di ogni movenza di Zoe che, come una marionetta dotata di anima, racconta con gesti nel silenzio delle parole non dette.

E alla fine è una tenda d’acqua, purificatrice, che scorre piano, mentre cala il buio, da quel tavolo che è stato campo di battaglia e molte volte zattera di salvataggio a riconoscere valore ad ogni prova superata insieme.

 

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