E’ stato ritrovato morto il tunisino che, alle 4,25 circa di stamani, si è gettato in acqua dalla nave quarantena “Moby Zazà“, che si trova in rada a Porto Empedocle (Ag). Il corpo priva di vita è stato ritrovato a pochi metri dalla battigia di San Leone ad Agrigento.
A lanciare l’allarme “uomo in mare” sono stati i connazionali della vittima. La Guardia di Finanza e la Capitaneria di porto hanno avviato le ricerche con le motovedette. Si sono anche alzati in volo un elicottero e un aereo della Guardia costiera.
La Procura di Agrigento ha incaricato la Gdf di occuparsi delle indagini per scoprire cosa effettivamente sia accaduto, e le ragioni per cui il migrante abbia deciso di gettarsi in acqua. Difficile pensare, affermano gli investigatori, che il giovane tunisino abbia voluto raggiungere a nuoto la costa agrigentina anche perché le condizioni del mare sono proibitive: forza 5.
Ieri sera la nave da quarantena voluta dal Governo italiano, la seconda dopo la Rubattino dello stesso gruppo Compagnia Italiana di Navigazione, ha visto l’evacuazione medica urgente di una donna di 32 anni le cui condizioni di salute hanno obbligato il ricovero ospedaliero presso il San Giovanni di Dio ad Agrigento.
La Moby Zazà era appena tornata da Lampedusa, dove aveva preso a bordo prima i 68 migranti dell’ultimo sbarco autonomo sull’isola e poi il marito di una donna evacuata dalla barca fantasma maltese che da sud di Lampedusa ancora attende un porto da sabato notte con naufraghi a bordo. La donna era stata trasferita in elisoccorso a Palermo e l’uomo preso a bordo della nave.
Erano quindi 122 i migranti sulla nave da quarantena, fino a ieri sera. Poi il “medevac” (l’evacuazione medica urgente della donna) ed oggi il tragico evento che potrebbe rappresentare la parola fine per una operazione galleggiante costosa, inutile ed anche pericolosa.