La stagione balneare non è ancora iniziata e già le coste della Sicilia sono piene di mascherine e guanti gettate nelle spiagge. Nel mondo, ogni giorno, miliardi di mascherine dovrebbero finire nella raccolta indifferenziata, ma non è così.
Come si legge in un recente documento dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): “In base ad alcune stime recentemente diffuse, il fabbisogno giornaliero di mascherine della cosiddetta Fase 2 si aggirerebbe intorno ai 35/40 milioni di pezzi. La produzione di rifiuti giornaliera su scala nazionale risulterebbe pertanto compresa tra 250 e 720 tonnellate. Utilizzando il peso medio di 11 grammi (che prende in considerazione tutte le tipologie di mascherine) e un fabbisogno intermedio di 37,5 milioni, si avrebbe una produzione giornaliera di circa 410 tonnellate. La produzione calcolata sino a fine 2020 (circa 240 giorni) si attesterebbe, pertanto, tra le 60.000 e le 175.000 tonnellate di rifiuti, con un valore sulla media di circa 100.000 tonnellate”.
Anche Greenpeace Italia sottolinea l’evidente catastrofe: “Non esistono filiere di riciclo di questi materiale che, secondo le indicazioni delle autorità, una volta utilizzati devono essere smaltiti nell’indifferenziata. I guanti sono in lattice, anche nella mascherina può esserci una componente in plastica. In questi mesi abbiamo visto che la natura si è ripresa i propri spazi e questo enorme uso di guanti e mascherine rappresenta quell’impatto ambientale che il Coronavirus ha generato. Ma non sempre c’è bisogno di tutta questa roba, il Governo ha sbagliato a incentivare il monouso”.
Infatti, da quanto è emerso, la maggior parte delle maschere sono realizzate in polipropilene, un materiale che non scompare, ma si scompone piuttosto lentamente in micro-plastica e che entra nelle catene alimentari. L’inquinamento marino della plastica è un problema serio e il non corretto smaltimento sta creando e creerà effetti devastanti.
Intanto, diversi volontari, come quelli dell’Associazione ambientalista Marevivo, sono già in azione per ripulire le spiagge siciliane. Ad esempio, nelle spiagge tra Capaci e Isola delle Femmine sono state rinvenute una enorme quantità di mascherine e guanti.
I Rifiuti sono stati portati sulla spiaggia anche dalle onde e dal vento.
I Dpi sono stati abbandonati da “incivili” incuranti del rispetto delle norme anti-covid e, in particolar modo, dell’ambiente.