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La spiaggia di Maddalusa sotto la lente della magistratura agrigentina. Nelle scorse ore sull’arenile situato a ponente del porto di San Leone, sotto la Valle dei Templi, si è svolto un sopralluogo congiunto di Capitaneria di Porto, Demanio e Soprintendenza di Agrigento. Attività funzionale all’inchiesta giudiziaria in corso, scattata 5 giorni fa a seguito della denuncia di Mareamico sul danno ambientale causato da una ruspa in azione sulla duna.
Giovedì scorso un drone della delegazione agrigentina dell’associazione ambientalista ha filmato le operazioni di pulizia della spiaggia per la stagione balneare. Immagini inequivocabili: il pesante mezzo cingolato non solo convogliava e insabbiava tronchi e svariati oggetti di plastica portati dalle mareggiate invernali in zone retrostanti senza portarli via per lo smaltimento; ma spianava di fatto una considerevole porzione della duna. Un grave danno ambientale per il quale la Procura guidata da Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo.
Si tratta ora di accertare se la modalità con cui la ditta ha eseguito i lavori (si tratta della Sea, appartenente all’associazione temporanea di imprese a cui il comune affida il servizio di raccolta differenziata), integri il reato di distruzione o deturpamento di bellezze naturali.
“Operazioni come questa non sono consentite su una spiaggia – dice Claudio Lombardo, presidente della delegazione di Mareamico . La pulizia degli arenili dovrebbe essere effettuata con mezzi gommati più piccoli e leggeri, dotati di appositi rastrelli per scavare meno sabbia possibile; e, quando si tratta di dune, bisogna intervenire manualmente. Adesso il timore è che il danno fatto sia irreparabile”.
Alla denuncia si sono unite tutte le sezioni locali dei gruppi ambientalisti. “Quello che è accaduto è molto increscioso e avviene purtroppo perché la preparazione delle spiagge per la stagione balneare viene affidata a ditte che dovrebbero essere accompagnante da personale esperto”, rimarca Daniele Gucciardo, presidente del circolo Rabat di Legambiente Agrigento. “Pulire una spiaggia – spiega “- è un’operazione delicata, non somiglia affatto alla normale pulizia di una strada. È sconcertante che dopo anni e anni di sensibilizzazione, sulla sabbia si lascino operare le ruspe che finiscono per spianare le dune. Queste, con la vegetazione che le ricoprono, sono delicatissimi ecosistemi integrati, fondamentali per la protezione dei litorali dai processi di erosione”.
La duna di San Leone, in particolare, è ricoperta da gigli marini, tamerici, salsole e altri arbusti tipici della macchia mediterranea che si adattano alla sabbia e la consolidano con le loro radici, creando un sistema naturale di salvaguardia anche per i boschi retrostanti. Quello del caotico litorale agrigentino è ormai solo un ricordo degli anziani. Oggi sul relitto di quel grande bosco passa l’asfalto, appunto, del Viale delle Dune. Ai lati, si allunga la metastasi delle seconde case costruite durante il boom edilizio degli anni ‘70.