Il riconoscimento delle sette salme dei bengalesi, morti assiderati durante la traversata fra la Libia e Lampedusa, è stato ultimato.
Il consigliere dell’ambasciata, il console onorario di Palermo e dei funzionari arrivati direttamente dal Bangladesh grazie al lavoro fatto dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento sono riusciti ad identificare, pienamente le vittime.
A Lampedusa erano stati fatti, dai poliziotti della Scientifica, dei rilievi fotografici sui cadaveri. Fotografie che sono state comparate con quelle dei passaporti di cui i funzionari del Bangladesh – messisi in contatto con le famiglie delle vittime – erano in possesso. Con estrema celerità, dunque, le sette salme sono state identificate. A coordinare ogni passaggio sono stati il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa e il capo di Gabinetto della Prefettura Elisa Vaccaro. Un passaggio propedeutico questo alla stesura del verbale di riconoscimento dei cadaveri e che servirà alla Procura di Agrigento, con a capo Luigi Patronaggio, a siglare l’autorizzazione al trasferimento delle salme in patria. Dovranno però, intanto, giungere gli atti di morte di cui è competente il Comune di Lampedusa (perché i sette sono già arrivati morti o spirati proprio sulla più grande delle isole Pelagie), mentre il Comune di Agrigento – luogo, al cimitero di Piano Gatta, dove si trovano le bare – dovrà rilasciare il passaporto mortuario. A questo punto, non appena ci sarà l’autorizzazione della procura al trasferimento delle salme in Bangladesh, sarà necessario il nulla osta dell’ambasciata competente per il rimpatrio delle povere vittime.