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“Ognuno ha le proprie competenze, si tratta solo di farle valere”: così Nello Musumeci esclude l’ipotesi di uno scontro istituzionale tra lo Stato e Sicilia.
Ma la tensione tra le parti è evidente: nelle scorse ore il governatore ha deciso di ricorrere al pugno duro, firmando un’ordinanza che prevede la chiusura degli hotspot di tutta la Regione e chiedendo al Ministero dell’Interno il trasferimento di tutti gli immigrati in altre strutture del territorio nazionale entro la mezzanotte di oggi visto che non è possibile “garantire la permanenza nell’Isola nel rispetto delle misure sanitarie di prevenzione del contagio”.
Le parole di Musumeci
“L’ordinanza che ho adottato l’altro giorno, con tutte le polemiche e le interpretazioni e i commenti che sono derivati. Tutti meritano rispetto. Questa non è la prima ordinanza che abbiamo adottato. Le due precedenti sono state varate sostanzialmente nell’ultimo mese e i destinatari hanno dato applicazione. Forse è il caso di fare un breve riepilogo”, spiega il governatore.
“La prima cosa da chiarire è che da parte nostra non c’è nessuna volontà di scontro con lo Stato. Anche perchè lo Stato siamo noi come Regione, comuni e province – evidenzia il governatore –. Abbiamo mantenuto una condotta improntata con grande rispetto però ci attendiamo dal governo centrale lo stesso rispetto. Atteggiamenti superficiali, fatti da silenzi che servono a far perdere tempo per neutralizzare gli effetti del problema, noi rispondiamo con assoluta fermezza. Non c’è alcun pregiudizio di carattere politico. Abbiamo rivendicato il diritto sacrosanto di tutelare la salute dei siciliani e dei turisti e di quelle persone che vengono ammassate negli hotspot e nei centri di accoglienza, meglio identificati come migranti”.
“Ai primi di marzo e poi nel mese di aprile abbiamo lanciato l’allarme sul flusso dei migranti. Lo sapevamo noi, lo sapevano anche i servizi dello Stato, tanto che qualche settimana dopo è stato detto che sarebbero stati 10 mila i migranti che arrivavano in Sicilia. Quello per noi, era il momento opportuno di aprire un dialogo da parte del governo centrale con la Tunisia. Ma nulla di tutto questo. Abbiamo chiesto di sottoporre a quarantena chi arrivava in Sicilia, ma di farlo sulle navi, per evitare un clima di tensione che si è manifestato nei comuni: sedi di centri di accoglienza. Da Roma dicevano: “la nave era difficile trovarla”. Noi in 24 ore abbiamo mandato la foto e i recapiti telefonici al ministro dell’Interno della nave che noi abbiamo recapitato in pochi giorni. Mancava la buona volontà da parte di Roma. Al tempo stesso abbiamo evidenziato la pessima condizione igienico sanitaria dell’hotspot di Messina. Gli sbarchi sono aumentati, allora abbiamo indicato a Roma di collocare almeno i migranti positivi sulle navi respingendo i migranti economici, principalmente in questo clima di contagiati del coronavirus – racconta -. Mentre i profughi hanno il diritto ad ottenere lo status di profugo. Abbiamo chiesto al governo di non sottovalutare il problema degli sbarchi. Personalmente ho sentito il ministro dell’Interno una decina di volte. Il segretario nazionale del Pd condivide la superficialità della strategia sui migranti. Il ministro degli Esteri fa lo stesso. In assenza di un protocollo tra Stato e Regione purtroppo da Roma è arrivato soltanto il silenzio. Nel mese di luglio sono arrivati 7077 migranti. Ad oggi siamo ad oltre tremila. Questo per darvi l’idea della dimensione del fenomeno migratorio. Invece di rispondere con atti concreti, Roma risponde attraverso la costruzione delle baraccopoli in Sicilia. Mandano le ruspe senza che i sindaci della zona venissero preventivamente consultati. Di quella zona il Calatino ha dato allo Stato per un decennio tutto quello che poteva attraverso il Cara di Mineo. Noi abbiamo mandato i nostri medici al campo di concentramento di Vizzini e i medici hanno constatato non esistere nessun protocollo igienico sanitario. Il 26 giugno abbiamo chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza. Non è stata una nostra invenzione ma l’ha chiesto Lampedusa. Una isola abbandonata a se stessa. A nulla è valsa la visita dello stesso ministro dell’Interno. Il ministro Lamorgese non ha ascoltato i nostri appelli. Ancora oggi dopo due mesi la dichiarazione sullo stato di emergenza non c’è stato. Noi abbiamo visitato quell’hotspot indicibile a causa delle condizioni che si trova. E di certo non sono migliori le condizioni di Porto Empedocle Pozzallo, Siculiana”.
“La terza ordinanza è perfettamente in linea con le prime due, nelle quali abbiamo posto problemi sanitari. Gli hotspot non sono rispondenti ai criteri di prevenzione previsti in una condizione di emergenza da epidemia. Se noi chiediamo di mantenere un metro di distanza e di avere la mascherina e di evitare la promiscuità; se noi contestiamo gli assembramenti dovuti all’esuberanza giovanile, i provvedimenti duri e seri sulle discoteche e mai possibile che in una stanza devono starci 800 persone. Non mi porta capire a quale nazione vengano – sottolinea e conclude -. Sono esseri umani. Ho il diritto e il dovere di guardare all’interno e all’esterno degli hotspot. A meno che, quei locali non siano zone franche come le ambasciate. Ma il ministero dell’Interno non può rispondere con un comunicato stampa. Sono esseri umani e quella promiscuità è un delitto. Qui non facciamo allarmismo. Stiamo rivendicando il diritto alla salute dei siciliani. Noi aspettiamo sino a stasera. Abbiamo dato 48 ore di tempo. Se le competenze sono di Roma che le esercitino. E se sono loro sono fuori legge. Non guarderò in faccia nessuno. Ho il dovere di tutelare la salute di questa isola. Se i sigilli non li metteranno loro a questi hotspot li metteremo noi come Regione”.
L’assessore Ruggero Razza
“Relativamente ai contagi, in Sicilia abbiamo un trend costante. Il numero degli asintomatici è fortemente significativo c’è un importante cluster di migranti. Ho letto di una polemica del deputato Cuperlo che ha smentito il presidente della Regione, evidentemente questi del Pd hanno difficoltà anche a fare i conti con le addizioni“. Lo ha detto l’assessore regionale siciliano alla Salute Ruggero Razza, stamani all’aeroporto Fontanarossa di Catania, a margine del sopralluogo nell’area destinata alla realizzazione dei tamponi sui passeggeri provenienti da Spagna, Croazia, Grecia e Malta.
“In Sicilia il cluster più importante che ha superato i 280 soggetti positivi – spiega Razza – è rappresentato dai migranti, e questo incide in modo significativo per 30% 40% del totale, e ai numeri non si comanda. C’è poi un cluster di rientrati da Malta che è arrivato a 170 unità. Abbiamo un’ospedalizzazione al di sotto del 10%, questo vuol dire che quello che avevamo previsto in termini di piano ospedaliero è assolutamente sovrabbondante.