Fabio Granata, assessore alla Cultura della Città di Siracusa, interviene sulla polemica relativa alla tela “Seppellimento di Santa Lucia” di Caravaggio, che si trova nella chiesa della Badia di Ortigia, e che in autunno sarà spostata a Rovereto in Trentino, in una mostra curata da Vittorio Sgarbi.
«Questa “insostenibile” commedia sul Caravaggio rende, comunque finisca, un pessimo servizio alla reputazione e all’immagine della nostra Città. L’intero sistema mondiale delle Mostre e dell’Arte è basato sulla libera circolazione attraverso scambi e prestiti delle Opere che viaggiano e ritornano ai loro siti, con tutte le garanzie di sicurezza… facendo circolare suggestioni, cultura, emozioni. La nostra piccola Siracusa, decide di tirarsi fuori da tutto questo, abbarbicata al “suo” Caravaggio, con motivazioni che a me sembrano provinciali e sopratutto incomprensibili.
Il Comune, lo ripeto per l’ultima volta, non aveva e non ha competenza alcuna sul quadro. Il Sindaco ha voluto legittimamente interpretare un sentimento che lui ritiene maggioritario in città. Io, alla luce della nostra mancanza di competenze e dopo aver partecipato alla Conferenza stampa del Maniace da Assessore alla Cultura delegato dal Sindaco, mi sono invece sempre mosso solo nella logica di assicurare alla Città tre importanti risultati: la Mostra/scambio, la Copia e sopratutto il ritorno della tela messa in sicurezza, nella sua sede naturale, determinando così una fase nuova nella vita della Borgata.
A questo punto, se il Caravaggio partirà, l’Amministrazione Comunale, relativamente alla Grande Mostra sul ‘900 italiano, per dignità ma anche per coerenza con la posizione espressa dal Sindaco, non potrà più esser tra gli organizzatori, nonostante lo scambio e la conseguente Mostra siano state proposte, discusse e decise tra me e Vittorio Sgarbi. Ma sono certo che il Mart non mancherà al suo impegno con la Città, magari organizzando la Mostra attraverso la Regione siciliana. Infine, nessun problema con Italia e nessuna “sconfessione”, visto che per nostra fortuna non siamo una chiesa: abbiamo due ruoli diversi e siamo due uomini liberi, uniti dall’amore per la nostra Città».