Italia Viva “a cucchiara ri tutti i pignati” (il cucchiaio di tutte le pentole, ndr) afferma un anziano politico oramai da molti anni lontano dai palazzi del potere. In Sicilia il partito di Renzi in sembra avere più anime. E la dimostrazione sono i due gruppi consiliari a Palazzo delle Aquile di Palermo che presentano entrambi il logo. In uno dei due, però, compare la scritta: “Sicilia Futura“.
Per chi non lo ricordasse Sicilia Futura è nata nel 2015 raggruppando i Democratici e Riformisti dell’ex ministro Salvatore Cardinale e un pezzo di Sicilia Democratica: “Il nostro è uno sforzo per mettere insieme esperienze diverse che guardano a Renzi ma non possono entrare nel Partito democratico per riserve e filtri del partito, la nostra è un’area che contribuirà a superare il 40 per cento in caso di elezioni nazionali“, affermava il politico di Mussomeli che con il suo partito ha fatto da stampella al governo Crocetta.
Negli anni è cambiato il nome e il simbolo, ma il trasformismo della mediazione sembra proprio non aver abbandonato i personaggi vicino a Renzi in Sicilia: soprattutto quelli della ex squadra di Totò Cardinale.
Al consiglio comunale sono presenti in quattro nel gruppo Sicilia-Futura Italia Viva: Giovanni Inzerillo, Caterina Meli
Giuseppina Russo e Ottavio Zacco, che fanno parte dello stesso team politico-cittadino del deputato all’Ars: Edy Tamajo. A Palazzo delle Aquile numerosi sono stati gli scontri tra il gruppo di Italia Viva rispetto a certe scelte del sindaco Orlando e del suo assessore alla Mobilità Giusto Catania. Il caso più eclatante è avvenuto i primi di agosto quando Italia Viva- Sicilia Futura è stato il gruppo consiliare che ha fatto da promotore alla messa in discussione del lavoro della giunta comunale e in particolare il ruolo dell’assessore alla Mobilità, e decretato la crisi in seno alla maggioranza, prima con una mozione sullo stop alla riattivazione della ztl, poi rimandando indietro agli uffici la delibera sulle pedonalizzazioni.
Nel frattempo sarà discussa lunedì 14 settembre, a partire dalle 10, la mozione di sfiducia al sindaco Leoluca Orlando nel corso di un consiglio comunale di presenza – in tempi di covid è bene sottolinearlo – a Palazzo delle Aquile, con voto palese. Tra le diverse motivazioni politiche contenute nel documento non poteva mancare un riferimento all’alluvione che ha colpito il capoluogo il 15 luglio scorso. Riferimento anche alle inchieste anti corruzione che hanno coinvolto il comune e alla situazione finanziaria dell’ente definita difficile, testimoniata dalla certificazione dello stato di deficit strutturale registrata relativamente al rendiconto 2018.
E cosa voteranno i consiglieri di Sicilia-Futura Italia Viva? La fiducia ad Orlando. A quanto pare non esistono dissidi che tengano più dei compromessi e delle strategie politiche. Molti degli addetti ai lavori si chiedono perché ad oggi il gruppo di Edy Tamajo a Sala delle Lapidi non molli la fiducia nei confronti del primo cittadino. Incarichi di sottogoverno? Poltrone? sincera amicizia nei confronti del professore Orlando? Al momento non è dato saperlo. Ma è un chiaro segnale del loro ruolo non marginale nella riuscita dell’operazione politica a favore di Orlando. Anche se non passeranno per gli artefici.