Pensiero da sempre presente nella mente dei siciliani nel momento in cui si parla di idee di sviluppo per la regione, la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina è un argomento che a intervalli più o meno irregolari irrompe nei progetti politici e nelle correlate discussioni.
In merito alla costruzione del ponte l’attuale Governatore della Regione Nello Musumeci negli ultimi anni si è sempre espresso in modo favorevole sottolineandone l’importanza e mostrando disponibilità a ragionare su eventuali proposte che però non sono concretamente arrivate. Un’apertura arrivata anche dall’omologo della Regione Calabria Jole Santelli, anch’ella dichiaratasi favorevole all’idea.
A livello nazionale l’argomento, dopo anni in cui se ne è parlato relativamente (basti ricordare che nel 2013 la Società Stretto di Messina S.p.a. istituita nel 1981 dallo Stato è stata messa in liquidazione) è tornato negli ultimi tempi in auge come potenziale investimento infrastrutturale da fare con il gettito garantito dal Recovery Fund.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che in merito alla questione è stato interpellato più volte negli ultimi tempi, due mesi fa aveva affermato che per il Ponte “non ci sono i presupposti” parlando invece di un tunnel sottomarino in stile Manica per lo Stretto, un’idea che in generale non ha riscosso grande consenso e che l’assessore regionale alle infrastrutture e ai trasporti Marco Falcone ha definito “boutade estiva”. Il fatto che il Ponte sullo Stretto sia stato inserito nel Piano Straordinario di Infrastrutturazione Nazionale è una conferma di quanto il tema attualmente sia di grande interesse.
Sebbene al momento non ci sia al vaglio alcuna proposta ufficiale, un’interessante ipotesi di progetto è quella su cui sta lavorando Italfer. A renderla nota è stato l’ex Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Aurelio Misiti in un’intervista rilasciata a un quotidiano regionale. Ciò che rende interessante l’ipotesi lanciata da Misiti è l’aspetto legato ai costi e ai tempi di realizzazione, che stando alle sue parole, si attesterebbero alla “modica” cifra di due miliardi di euro per “soli” quattro anni di lavoro.
Secondo Misiti infatti le nuove tecniche ingegneristiche e i materiali di ultima generazione rendono possibile la costruzione del Ponte sullo Stretto in tempi più brevi e a costi più contenuti rispetto a quelli che generalmente si mettono in conto per opere pubbliche di questa portata. Al momento bisogna prendere queste affermazioni per quello che sono ovvero una, seppur innegabilmente intrigante, suggestione: se dovessero però esserci riscontri concreti potrebbe essere arrivato un punto di svolta epocale in merito ad una questione che si trascina da anni, per non dire secoli.