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Quando si parla di matrimoni da un punto di vista economico si fa riferimento ad una macchina organizzativa dall’indotto importante, che coinvolge diverse professionalità e settori aziendali, costituendo un pezzo significativo di economia reale.
Dopo lo stop totale imposto dal lockdown di Marzo tutto il comparto del wedding quest’estate era riuscito a ripartire e a recuperare almeno parzialmente le cerimonie nuziali rinviate la scorsa primavera a causa della pandemia. Per l’autunno, periodo in cui tendenzialmente si intensificano i preparativi per i matrimoni organizzati l’anno successivo, gli operatori di settore si accingevano a proseguire con il loro lavoro.
In tal senso per i lavoratori siciliani il bonus matrimonio (misura adottata in modalità diverse anche in altre regioni) sembrava poter essere un provvedimento dalle potenzialità interessanti. Alla fine però la risalita dei contagi e il Dpcm emanato in conseguenza della stessa si sono rivelati una doccia fredda per l’intero settore.
Il decreto infatti contempla la diminutio del numero di invitati ad una cerimonia nuziale ad un massimo di 30 persone per almeno un mese: un numero basso rispetto agli standard generici dei matrimoni che rende impossibile l’esecuzione di quelle cerimonie programmate (nella maggior parte dei casi quelle rinviate per la chiusura del paese) per questo mese. Di fatto, sotto un profilo economico, un nuovo lockdown per il settore.
In merito a questo momento particolarmente delicato per il mondo del wedding abbiamo chiesto un parere di merito a professionisti di settore impegnati in diversi settori commerciali che fanno parte dell’indotto legato ai matrimoni.
Rita Mineo, wedding planner titolare del negozio “Rita Mineo – Wedding Design Solutions” nel riconoscere le difficoltà ha voluto comunque guardare con ottimismo in merito al futuro: “Ovviamente speriamo sempre che le cose possano – ha spiegato – migliorare perché allo stato attuale la situazione è pesante. Noi però siamo abbastanza fiduciosi che con buon senso – ha proseguito – riprendendoci da questo momento sicuramente affronteremo una stagione lavorativa differente rispetto a quella che stiamo vivendo con immenso rammarico, in cui la maggior parte delle persone deve rinunciare ai loro eventi, che programmati con una minima quantità di persone non possono essere svolti. Sappiamo che il 2021 sarà un anno collassato ma speriamo di non continuare a perdere anche il 2022. Viviamo con la speranza che realmente l’economia nazionale si riprenda perché noi siamo un bacino importante. L’utenza del wedding – ha concluso – e degli eventi è una risorsa fondamentale per la nostra Italia: dobbiamo sempre poterla sostenere alla base”.
Morena Fanny Raimondo, stilista titolare dell’Atelier MORE ha spiegato come questo provvedimento crei un’ulteriore situazione di difficoltà a tutti i livelli: “Dopo questi mesi estivi la ripresa sembrava piano piano essere iniziata – ha spiegato – ovviamente con le ultime misure adottate dal governo a livello nazionale siamo sconfortati. Dire che i matrimoni si possano festeggiare con un limite di 3o invitati…a quel punto sarebbe stato meglio il blocco totale. Questa è una cosa che mette in ginocchio tutto il settore del wedding. Questo 2020 doveva essere un anno di consolidamento e invece sta diventando un anno di sopravvivenza. Siamo in forte difficoltà – ha proseguito – cerchiamo di fare il possibile per rincuorare le spose che hanno rimandato l’evento, però con queste misure si fa veramente fatica a programmare e non solo in ambito del wedding. Vivere con questo senso di precarietà è una cosa frustrante. Quando con le misure si va a bloccare una categoria è bene che di pari passo vengano fornite agevolazioni alle imprese e non solo ai meccanismi di vendita. Se il tutto settore viene rallentato che vengano fatte delle misure per i fornitori e per le imprese di settore e non solo agevolazioni con crediti di imposta che lasciano un po’ il tempo che trovano”.
Davide Licari, fotografo specializzato nei servizi per i matrimoni, ha auspicato che vengano presi provvedimenti per l’intero indotto anche alla luce delle perdite economiche subite: “Considerando che noi siamo fermi, non avendo eventi o altri riscontri – ha affermato – bisognerebbe fermarsi, guardare a noi del settore e dire ‘creiamo qualcosa per loro in modo che tutto diventi meno pesante’. La situazione è critica per gli sposi, per noi, per tutti quelli del settore, ristoratori, rivenditori di abiti da spose. c’è chi ha investito e chi ha campionatura dentro. Noi siciliani di norma siamo propositivi, ci crediamo e andiamo avanti. Fino a quanto possiamo credere alle favole? Il perso è perso -ha concluso ci dovremo rimboccare le maniche, cercando di andare avanti”.
La serietà della situazione è stata sottolineata anche dalla presidente dell’Associazione Provinciale Wedding Planners Palermo Michela Cannatella che ha invocato misure concrete di sostegno alla categoria: “Il motivo per cui ci lamentiamo di questo dpcm è dato dal fatto che il legislatore non si rende conto del fatto che il nostro lavoro è fatto di programmazione e noi non possiamo cambiare i programmi. Non si può limitare a 30 persone un evento organizzato con centinaia di persone a ottobre. Chi paga le conseguenze di tutto questo? Non possiamo esser emessi così con le spalle al muro. Quello che si è chiesto oggi è che almeno ci potesse essere almeno un margine, un range, come lasciare alle condizioni prima del Dpcm i matrimoni già programmati per ottobre e far partire il decreto per il primo novembre. Nessuno di noi punta il dito sulla necessità sanitaria di attuare delle misure: il problema è nella modalità. Noi chiaramente non abbiamo entrate: per soddisfare le uscite non avendo introiti ci ritroviamo in una situazione pesante. La Cassa integrazione ci ha dato una mano ma la sua gestione è stata complicata. Gli aiuti sostanzialmente devono essere legati alla liquidità che ci può dare la possibilità di lavorare senza potere arrancare perché c’è uno squilibrio tra entrate e uscite. Gli accantonamenti sono sempre soldi che dobbiamo pur sempre anticipare”.
Nel confermare l’estrema complessità di quest’annata segnata dalla pandemia, la questione legata allo stop dei matrimoni certifica ancora una volta la necessità inalienabile di trovare (per quanto innegabilmente difficile) un compromesso più ragionevole possibile tra le necessarie restrizioni per contrastare la diffusione del virus e la salvaguardia di pezzi di economia reale sottoposti ad una forte pressione.