La guardia di finanza di Agrigento ha scoperto altri otto ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza: tra le famiglie che percepivano il sussidio indebitamente anche quella di uno degli esecutori dell’omicidio del magistrato Rosario Livatino, ucciso in un agguato scattato il 21 settembre del 1990 sulla Statale 640 mentre si recava in tribunale.
L’inchiesta della procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio è coordinata dal sostituto Gloria Andreoli e ha visto il sequestro di otto social card utilizzate per fruire del reddito di cittadinanza, che si aggiungono ad altre undici già revocate nei giorni scorsi.
I titolari sono tutti indagati a piede libero per indebita percezione del sussidio che, a norma di legge, è concesso solo in presenza di alcuni requisiti che devono essere autocertificati dal richiedente: tra questi, oltre alle difficolta’ economiche, anche l’assenza di misure cautelari personali o di condanne per reati gravi sia da parte di chi richiede il reddito di cittadinanza che da parte dei componenti del suo nucleo familiare.
Tra gli otto indagati, invece, figurano persone sottoposte a detenzione per associazione mafiosa, traffico di droga e furto. Gli otto nomi sono stati segnalati all’Inps per la revoca del Reddito di cittadinanza e il recupero delle somme già erogate: il danno accertato per le casse dello Stato e’ di circa 110mila euro.