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Caso Biondo, il legale della famiglia: “Nessun dubbio, Mario ucciso e poggiato come un burattino”

venerdì 25 Dicembre 2020
Mario Biondo, Santina e Raquel, matrimonio

“Alla fine la verità emergerà. Non è una semplice speranza, ne siamo convinti. Abbiamo lottato strenuamente affinché queste indagini non venissero archiviate, e ci batteremo con determinazione per assicurare alla giustizia chi ha ucciso Mario Biondo. Andremo fino in fondo affinché vengano individuati e puniti gli esecutori e i mandanti del delitto”. Lo afferma in un’intervista a ilSicilia.it l’avvocato Carmelita Morreale, legale della famiglia di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovano morto il 30 maggio 2013 nel suo appartamento in Spagna, dove abitava insieme alla moglie, la presentatrice e showgirl spagnola Raquel Sanchez Silva.

Sette anni dopo quell’assurda fine di un ragazzo di 30 anni che aveva tutto per raggiungere il successo e nessun motivo per togliersi la vita, il caso Biondo si avvicina al bivio finale. Nel cono d’ombra, sin qui inestricabile, di questo mistero i prossimi mesi potrebbero rappresentare il momento della luce risolutiva.

Il 18 novembre scorso il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Roberto Riggio, ha accolto con apposita ordinanza l’opposizione della famiglia Biondo all’archiviazione del caso, disponendo altri 6 mesi di indagini. Si riparte da lì, da quella decisione che potrebbe ribaltare gli orizzonti di un giallo ancora avvolto da tante ombre e troppi misteri mai chiariti, e che, dopo l’esito controverso di due esami autoptici (il primo in Spagna e l’altro in Italia) sembrava essersi avviato verso la chiusura del caso come suicidio. Eppure la pista del gesto estremo si è sgretolata, sotto i colpi della battaglia intrapresa dai Biondo, così riesce difficile credere o anche solo immaginare il suicidio di Mario Biondo, una tesi che non regge più e che invece sembra il paravento diabolico di un delitto abilmente occultato.

Il legale della famiglia Biondo, l’avv. Morreale, non ha dubbi: “Il mio ruolo in questa vicenda, evidentemente, è quello di difensore della famiglia Biondo ma sin dal primo momento in cui mi è stato conferito il mandato ho studiato tutta la documentazione che mi è stata sottoposta, senza farmi condizionare dalla famiglia e neanche dalla Procura. E mi sono convinta che si tratta sicuramente di un omicidio. Mario è stato ucciso, poi sulla scena del crimine è stato predisposto un depistaggio con una contestuale messa in scena di un suicidio”.

“Tutti i nostri dubbi sono fondati e giusti – spiega l’avv. Morreale -, la prova direi che si è avuta quando ho visionato le immagini del ritrovamento nel gennaio 2016, un momento di cui ancora oggi ho un ricordo nitido e che rimarrà scolpito per sempre nella mia memoria. Il cadavere del ragazzo era appoggiato come un burattino sulla libreria e tutto era perfettamente in ordine. E poi ovviamente la pashmina e quel nodo, i segni al collo di Mario. Tutta una serie di elementi concorrono a far sì che si debba escludere la pista di un suicidio. Non vi è alcun dubbio che la scena fosse quella di un depistaggio”.

Ma chi ha ucciso Mario Biondo? “Non entro nel merito facendo riferimenti a persone specifiche, anche perché siamo in presenza di indagini ancora in corso, ma posso dire – risponde l’avv. Morreale – che il delitto ha visto attori protagonisti più persone. Sul luogo del crimine dovevano esserci più soggetti coinvolti attivamente nelle fasi dell’omicidio e presumiamo si sia trattato di soggetti in grado di porre in essere con “disinvoltura” questa tipologia di azioni, e quindi quello che è stato fatto a Mario”.

Eppure la famiglia di Mario Biondo ha dovuto affrontare un percorso tutto in salita e da 7 anni ormai a questa parte per dimostrare che Mario non aveva alcun ragionevole motivo per suicidarsi e che qualcuno, invece, ha deciso di stroncare il suo destino e nascondere la verità. Il calvario dei Biondo, di mamma Santina e di papà Giuseppe, ma anche del fratello di Mario, Andrea, e della sorella, Emanuela, è diventato una  battaglia di verità che viene seguita con affetto e sostenuta da tanti cittadini. L’avv. Morreale, nella sua difesa della famiglia Biondo, in tutto questo tempo, si è occupata degli aspetti legali e giudiziari, ma è diventata anche una figura di equilibrio, dietro le quinte del giallo, tra il dolore, la rabbia e la disperazione di una famiglia che ha perso un ragazzo di 30 anni e si è trovata a dover scalare un Everest a mani nude, con una forza d’animo toccante, nel tentativo di scongiurare la chiusura del caso come suicidio.

“Io ho fatto solo il mio dovere e ho cercato di svolgere il mio ruolo con la necessaria professionalità – evidenzia l’avv. Morreale -. Devo dare atto alla famiglia Biondo di aver avuto una straordinaria forza d’animo e sempre tanta dignità nel reagire a tutto ciò che è accaduto in questi sette anni. La vicenda è stata condizionata da molteplici fattori, lo sappiamo bene. La prima autopsia è stata a dir poco lacunosa e non corrispondente a quelli che sono i protocolli in materia e si è dichiarato il falso si è detto che erano stati esaminati organi mai realmente aperti, come la teca cranica e lo stomaco. Se a monte il lavoro di analisi non viene svolto correttamente, il dopo ne diventa una stretta conseguenza e tutto il resto può essere gravemente compromesso in termini medico-legali”. 

l’avv. Carmelita Morreale

L’avv. Morreale si mostra fiduciosa sui possibili sviluppi dell’inchiesta. “Per ovvi motivi al momento bisogna rimanere nell’alveo del cauto ottimismo e aspettare che si definisca l’ulteriore fase investigativa in corso, sulla quale il Gip ha disposto a decorrere dal 18 novembre scorso altri 6 mesi di indagini. Bisogna far lavorare la Procura con la massima serenità. Quello che mi fa ben sperare è il fatto che il giudice, il dott. Riggio, nell’ordinanza ha dimostrato di aver fatto valutazioni scrupolose, ha compreso a pieno le criticità del caso e ha condiviso le risultanze degli atti che abbiamo prodotto per dimostrare che non soltanto non si è trattato di suicidio e, semmai, vi sono riscontri incontrovertibili sul fatto che siamo in presenza di un omicidio”. L’intuizione del Gip sta nell’aver esaminato la nostra istanza e lo stato dei fatti non solo soffermandosi sull’aspetto medico legale ma ritenendo che andavano fatte delle più ampie valutazioni di natura antropometrica, scientifica, fisica, investigativa

“Quando mi sono cimentata nel redigere l’atto di opposizione all’archiviazione delle indagini credevo in maniera granitica che ci fossero i presupposti affinché la nostra istanza venisse accolta. Non è mai stato provato il contrario d’altronde. Dove sono le prove che si sia trattato di un suicidio? Non esiste nulla che dimostri che Mario si sia tolto la vita. Sarebbe stato davvero clamoroso se l’indagine fosse stata archiviata alla luce di quanto emerso. Tutti gli argomenti difensivi che ho indicato nell’atto di opposizione ci davano grandi speranze e la relazione tecnica certamente è stata fatta dai nostri consulenti in maniera impeccabile e con delle argomentazioni di alto profilo ai fini di poter dare sostegno alla nostra posizione.

“Speravo con tutto il cuore che il giudice leggesse tutto quanto abbiamo presentato e così è stato. L’auspicio è che adesso tutta questa vicenda si possa concludere con l’opportunità di far andare avanti le indagini e accertare i responsabili della morte di Mario. Io sono fiduciosa e credo che si potrà arrivare in un’aula di tribunale. Mi aspetto molto dagli aspetti antropometrici e dalla ricostruzione delle immagini del ritrovamento del corpo, decisamente molto meno dall’aspetto medico-legale, per le carenze a monte di questa vicenda che rappresentano una lacuna incolmabile”.

Infine, la posizione di Raquel Sanchez Silva: “Non voglio fare alcun commento su aspetti riguardanti l’indagine in atto ma devo ammettere che mi colpisce molto il comportamento che ha avuto sin qui, in tutti questi anni, la signora Sanchez Silva. Ci saremmo aspettati tutti che in questa ricerca della verità si potesse avvicinare e che potesse esserci una sua collaborazione attiva con la famiglia Biondo ma così non è stato. Mi duole come avvocato e umanamente vedere che questo immenso dolore non venga in alcun modo condiviso da una persona che è stata importante nella vita di Mario”. 

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