“Ci dispiace dover ancora una volta constatare che un vescovo di Santa Romana Chiesa accomuni ipse facto la Massoneria alla stessa stregua di associazioni mafiose o di persone condannate e che, con apposito decreto, neghi a persone oneste e di buoni costumi di far parte di confraternite per il solo ed esclusivo motivo di essere liberi muratori”. Così il Gran maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi all’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice.
“Questo suo atto vescovile, per quanto legittimo possa apparire ai suoi occhi nella forma giuridica e nel merito, ci amareggia ed è molto discutibile dal punto di vista morale per la palese discriminazione che innegabilmente investe e colpisce al cuore tanti cittadini e persone specchiate che hanno scelto di compiere anche un cammino religioso all’interno delle Confraternite. Chi è massone quindi non può far più parte di queste associazioni e dovrà autodenunciarsi e rinunciare ad essere un bravo confratello come ha sempre fatto, mentre chi non è ancora iscritto non potrà mai presentare domanda d’ingresso.
Non le sembra che un simile provvedimento sia eccessivo oltre che discriminatorio e innalzi odiosi muri anziché costruire dei fecondi ponti di dialogo come ha spesso dichiarato Papa Bergoglio in numerose circostanze pubbliche? Non Le sembra che anche i massoni abbiano il sacrosanto diritto di professare come meglio credono la propria Fede e i propri valori cristiani?”.
Bisi ricorda all’arcivescovo “che oggi più che di provvedimenti restrittivi ci vorrebbe una profonda ed ampia azione pastorale volta a unire e non dividere le sensibilità religiose personali. Le vorrei poi fare notare che la Massoneria non è un’organizzazione segreta od occulta e che la sua azione illuminatrice rientra a pieno titolo fra quelle tutelate dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Una ‘pena ingiusta’ ci appare sicuramente la sua decisione di escludere i massoni dalle Confraternite”, conclude Bisi.
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