Più di mezzo secolo dalla prima pubblicazione eppure “Questi fantasmi!“, di Eduardo De Filippo, trasmette tutta la freschezza e la contemporaneità di un’opera destinata a rimanere nella storia.
Lo spettacolo, in scena al Biondo di Palermo (sala Grande) è un’altra pagina felice di teatro che ha raccolto applausi e consensi nelle diverse repliche.
Messo in scena da Elledieffe, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, diretta da Carolina Rosi, gode di una regia, curata da Marco Tullio Giordana, che lascia leggera la trama e l’azione dei personaggi, esaltando i valori e i contenuti dell’opera.
Prendendo spunto, a quanto raccontano le cronache dell’epoca, da un episodio familiare De Filippo scrisse di una famiglia che, nel tentativo di risollevarsi da ristrettezze economiche, accetta di andare a vivere in un appartamento sfarzoso ma infestato, secondo voci di quartiere, da fantasmi.
E come sempre accade è la vita a confondersi tra le pieghe della routine quotidiana, del resto De Filippo rimane il maestro indiscusso delle “maschere imposte agli uomini dalle circostanze“.
L’ingranaggio, perfetto, tra personaggi e vicende non solo è piacevole e scorre con estrema fluidità ma, in precisi e scanditi momenti, lascia spazio a riflessioni sul genere umano che superano i tempi. In fondo “questi fantasmi” siamo noi.
Per questo aspetti come l’inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo e non ultima la meschinità approdano all’oggi senza interruzione di tempo, suggerendo un’ulteriore riflessione senza però, mai, abbandonarsi al giudizio. Chissà, vivendo la società adesso, come la riproporrebbe il grande drammaturgo napoletano?
Gli attori, tutti irreprensibili (Gianfelice Imparato, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo insieme a Paola Fulciniti, Giovanni Allocca, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Federica Altamura, Andrea Cioffi), danno prova di grande professionalità esaltata dall’inconfondibile energia napoletana; delizioso il momento in cui, per realizzare un cambio scena tra il secondo e terzo atto, Massimo De Matteo scende in platea intonando una canzone del repertorio partenopeo.