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Dai principi pedagogici alla produzione di argilla: storia di un biologo siciliano

martedì 14 Maggio 2019

Esiste una Sicilia massacrata da fatti vergognosi, dall’assenza di buoni sentimenti, dal disfattismo, e poi esiste un’altra Sicilia, quella produttiva, positiva, cosciente. E’ il caso di Pino Ferraro, biologo siciliano che ha investito tutte le sue risorse intellettuali e materiali allo scopo di portare a termine il suo prezioso progetto: creare una realtà che potesse coniugare lavoro, etica e pensiero.

In questi giorni, Ferraro che produce e distribuisce in Italia e all’estero prodotti naturali a base di argilla verde, ha ospitato nella sua azienda il gruppo di allievi del corso di Pedagogia Steineriana e Pedagogia Curativa di Palermo, tenendo una lezione sulla natura strutturale dell’argilla e del suo legame con le forze eteriche custodite nel cuore della Terra siciliana, un particolare legame che conferisce a questa sostanza quelle caratteristiche che la rendono un potente strumento terapeutico.

Alla base dell’attività imprenditoriale di Ferraro c’è l’incontro con le ricerche scientifiche di Rudolf Steiner e l’etica Antroposofica, una visione basata sui principi antropologici di conoscenza e cura, di rispetto per le regole e totale trasparenza. Un caso unico in Sicilia, dove esiste la sede operativa dell’azienda e dove nel 2005 Ferraro ha deciso di avviare l’intero processo produttivo dell’argilla, sin dal momento dell’estrazione nelle cave di cui è proprietario, nell’estremo sud della Sicilia.

“L’Antroposofia è entrata sin da subito in azienda – afferma Ferraro – attraverso un’organizzazione operativa strutturata a partire dai principi steineriani. Mi sono riconosciuto in questa visione del mondo e l’ho fatta mia in tutti i campi della vita, soprattutto nel lavoro, dove il rispetto dei diritti umani è fondamentale”.

Nella sua azienda i dipendenti sono realizzati e felici di lavorare, tra farmacisti, addetti alla produzione, addetti al confezionamento, amministratori e responsabili. Il supervisore è sempre lui, Pino Ferraro, ma l’organizzazione orizzontale fa sì che le decisioni vengano prese di concerto, dopo riunioni e confronti. Anche la maternità è vissuta con gioia. In un solo anno in azienda ci sono stati nove parti, tutti festeggiati; evento, che ha condotto il dott. Ferraro a prendere la decisione di cambiare gli orari di entrata e uscita per dare la possibilità alle neomamme di gestire il proprio tempo.

“Ovviamente – continua – dall’altra parte esigiamo lo svolgimento serio e onesto dei compiti che vengono assegnati”.

Sono molte le iniziative intraprese dall’azienda per il benessere del personale: attività di euritmia per elevare la coscienza delle persone e creare tra di loro una più profonda armonia, modellaggio, letture meditative e lezioni di triarticolazione sociale ispirate ai principi antroposofici.

Le persone che lavorano in azienda sono tutte siciliane, tranne un egiziano che ha seguito la famiglia Ferraro da Milano. “Questa gente è entrata in azienda per necessità, poi, in ognuno di loro, ho notato una metamorfosi incredibile. Ora molti dipendenti delle aziende vicine hanno portato qui la loro domanda”.

“In Sicilia – continua – manca il rispetto per le regole, si guarda il lavoro solo dal punto di vista dell’imprenditore, cosa giusta, ma se non si aggiunge un accordo tra le parti, tutto funziona male e il dipendente quando può se ne va. Un lavoratore passa la maggior parte delle sue giornate sul lavoro, quindi deve essere realizzato, deve vivere con gioia e deve essere convinto di quello che fa”.

Una piaga, quella dello sfruttamento, presente in tutta Italia, ma che secondo l’imprenditore è particolarmente evidente nella nostra Sicilia a causa di una totale mancanza di rispetto per le regole. Un atteggiamento tipico che il dott. Ferraro evidenza raccontando che al suo arrivo qui, nel 2005, i colleghi imprenditori ebbero da ridire quando decise acquistare le pattumiere per la differenziata, o quando dovette attendere più di due anni per esaudire gli oneri burocratici di acquisto della cava.

“In Sicilia non sono ancora maturi i tempi per una coscienza matura e rispettosa dell’altro – conclude Ferraroma bisogna continuare a lavorare per portare valore nel mercato attraverso un’azione culturale senza cedimenti, come accade in Giappone, dove il nostro modo di lavorare viene considerato il piatto della bilancia per compensare la disumanizzazione che la tecnologia porta in sé”.

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