“Una storia, quella degli uffici anagrafe, che costano al comune di Palermo, più di mezzo milione di euro, che rischia di coinvolgere l’intera macchina amministrativa”, ad affermarlo Sabrina Figuccia, consigliere comunale dell’Udc, che prosegue: “Sopralluoghi, incontri e audizioni hanno fatto emergere una serie di contraddizioni tutte interne ai vari uffici, con una serie di rimpalli di responsabilità che però, aldilà del ruolo del responsabile della transizione al digitale, sembrano restare in capo al singolo dirigente”.
Da gennaio 2018, cioè dall’ultima rotazione dei dirigenti, pare infatti che vi sia una sorta di stallo, al punto che sembrerebbe che preziose attrezzature fornite dal Ministero, restino ferme in qualche magazzino.
“Si tratterebbe – aggiunge la Figuccia – in particolare di alcune stampanti per l’emissione delle carte di identità elettroniche. Su queste ultime inoltrerò un’interrogazione al sindaco in modo da comprendere se e a quali finanziamenti il Comune abbia avuto accesso, quali attrezzature siano state fornite dal Ministero e perché eventualmente le stesse non siano ancora state utilizzate“.
Ad oggi ad essere coperti in Sicilia sono 375 Comuni su 390 e grandi Comuni come Catania, Messina e Siracusa lo sono, se entrando nel sito e cliccando su verifica puntuale si inserisce “Palermo” compare la schermata dell’immagine a destra:
“Non si può più andare avanti con questa inerzia – conclude Figuccia – che oltre a paralizzare molti uffici, spesso crea anche sacche di sprechi che danneggiano i cittadini e che, in questo caso, contribuiscono a far scivolare la Sicilia fra le Regioni con le più basse percentuali in termini di innovazione e Palermo, fra i pochi comuni, in cui i cittadini non possono ancora avere la carta di identità elettronica“.