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Papatheu: “Ombre sul disastro aereo che uccise Tusa, il Governo chiarisca”

sabato 1 Giugno 2019
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La senatrice di Forza Italia, Urania Papatheu, interroga il Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero sul disastro aereo in cui perse la vita lo scorso 10 marzo l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, il prof. Sebastiano Tusa e sollecita il Governo italiano a fare chiarezza immediata sulla vicenda che “al momento risulta priva di qualsiasi chiarezza”.

Il tragico schianto del Boeing 737 Ethiopian Airlines del 10 marzo scorso, costato la vita a 157 persone, 8 italiani tra i quali il prof. Sebastiano Tusa – spiega Papatheu -, ad oggi è una strage senza una verità. Per questo ho presentato un’interrogazione al Ministro degli Esteri affinché il Governo italiano riferisca cosa è stato fatto sinora per accertare le cause della sciagura e chiarisca se intende adeguarsi alla volontà del Governo etiope di chiudere le indagini. Risulta che gli specialisti della Scientifica siano stati inviati ad Addis Abeba ma solo dopo 45 giorni e senza che abbiano poi avuto modo di lavorare sul luogo dell’incidente. L’area è rimasta accessibile a tutti, a rischio di inquinare le flebili prove da comparare per il dna. Non è umanamente accettabile che alla famiglia del prof. Tusa, al pari delle altre, rimanga solo un sacchettino di terra, a fronte delle tante ombre sul disastro. Vogliamo sapere perché l’Etiopia non vuole proseguire la ricerca di resti e quale sia il contenuto della scatola nera. Questo muro di silenzio nega alle famiglie di 8 italiani persino le foto dei reperti e l’opportunità di riconoscere oggetti appartenuti ai loro cari”. 

Papatheu punta l’attenzione sui punti interrogativi che rimangono sulla strage avvenuta alle 8:44 ora locale (le 6:44 in Italia) del 10 marzo, sei minuti dopo il decollo, a circa 60 chilometri a sud-est di Addis Abeba, vicino alla cittadina di Bishoftu, dove il Boeing 737 di Ethiopian Airlines (ET302) partito dalla capitale e diretto a Nairobi è precipitato. Le 157 persone decedute erano di 35 nazionalità diverse (Kenya, Canada, Etiopia, Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia) e almeno 21 di loro servivano le Nazioni Unite e per questo si erano dirette alla quarta Assemblea dell’Onu sull’ambiente. Tra le vittime c’era Sebastiano Tusa, assessore del Governo siciliano ma anche e soprattutto stimato archeologo di fama internazionale.

Urania Papatheu (FI)

“L’amministratore delegato di Ethiopian Airlines, Tewolde GebreMariam – sottolinea Papatheu nell’interrogazione -, ha precisato che il comandante del velivolo, il ventinovenne Yared Getachew, aveva volato durante la sua carriera per un totale di oltre ottomila ore e che era un pilota «eccellente». Il pilota, a quanto è dato conoscere, aveva comunicato, poco dopo il decollo, di riscontrare problemi tecnici e aveva chiesto il permesso di tornare indietro ed atterrare. Secondo quanto pubblicato nei giorni successivi dagli organi di stampa (e tra essi la Reuters e il New York Times) il comandante avrebbe ancora dovuto addestrarsi nel nuovo simulatore del Boeing 737 Max che la compagnia aveva comprato a gennaio. Il comandante avrebbe seguito un corso di circa 50 minuti sull’iPad, «pratica peraltro a cui ricorrono anche i piloti americani», mentre non è dato sapere il tipo di formazione seguito dal primo ufficiale di bordo. L’Unità di Crisi del Ministero ha tenuto rapporti con i familiari delle vittime per aggiornarli sulla situazione delle salme dei loro familiari”.

“E’ stato constatato che l’area è abbandonata, non circoscritta ed è accessibile a tutti – si legge nell’interrogazione della sen. Papatheu -, con il rischio di inquinamento delle flebili prove da comparare per il dna. Nel frattempo il Governo Etiope ha bloccato le visite dei familiari e contestualmente chiuso le ricerche sulle cause del disastro. Lo Stato di Israele, molto attivo sin dal primo giorno della tragedia, aveva chiesto di poter acquistare il terreno per proseguire le ricerche. Il Governo Etiope ha rifiutato. Per quale motivo? Il Ministro degli Esteri spieghi se ha contezza di come gli altri Stati coinvolti abbiano reagito alla volontà del Governo Etiope di non proseguire la ricerca di resti, seppur minimi delle vittime. E se, inoltre, sia vera la comunicazione del comandante riguardo a problemi tecnici riscontrati e se i tecnici italiani abbiano partecipato alla raccolta di resti delle persone e dei reperti rinvenuti sul luogo del disastro, dove questi sono conservati e per quanto tempo. Quando sono state dichiarate concluse le operazioni di recupero? Le famiglie vogliono chiarezza e che sia fatta piena luce su quanto accaduto nella sciagura del Boeing 737″.

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