L’orchestra sinfonica siciliana in queste ore pare che suoni politica piuttosto che note musicali. Il presidente del Cda, Stefano Santoro, ha convocato per oggi pomeriggio il Consiglio per la revoca della nomina del nuovo sovrintendente Ester Bonafede e una conferenza stampa immediatamente dopo. Nel frattempo, l’ex commissario ad acta Giovanni Riggio ha inviato alla Corte dei Conti una relazione di dieci pagine che getta anomalie sulla vecchia gestione Foss guidata dall’ex sovrintendente Pace. Ombre sull’orchestra sinfonica siciliana che sanno di un vero e proprio scontro politico.
Il passo indietro di Santoro
Ester Bonafede il 3 giugno 2019 è stata nominata alla giuda dell’Orchestra sinfonica siciliana. La nomina era arrivata proprio grazie al voto determinante (perchè vale doppio) del presidente del Cda, il berlusconiano Stefano Santoro e con il voto contrario di una rappresentante dei lavoratori e di quello del Comune. In quell’occasione la Cgil aveva mandato una nota scrivendo nero su bianco che per i dipendenti della Foss non c’erano veti sui nomi, di fatto non mettendo i bastoni fra le ruote alla nomina.
La Bonafede era stata fortemente voluta dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Lei aveva già ricoperto il ruolo di sovrintendente del Foss per sette anni. Oggi proprio Santoro fa un passo in dietro rispetto alle sue scelte passate e si scaglia contro la Bonafede “sia perché ha un conflitto di interessi, sia perché c’è una indagine in corso della Corte dei conti per spese fatte da lei in passato”.
“La delibera che era stata approvata – racconta l’avvocato Santoro a ilSicilia.it – prevedeva in subordine per la sottoscrizione del contratto, che la stessa Bonafede lasciasse alcune dichiarazioni attestanti la insussistenza di cause di incompatibilità ed estinzione di procedure pendenti nei confronti della Fondazione. Ne sono pervenute sono alcune di esse, e quindi ho ritenuto di non poter procedere alla sottoscrizione del contratto. La nomina di fatto va revocata”.
Ombre sulla Foss: chiesto intervento alla Corte dei Conti
Una relazione di dieci pagine dall’ex commissario ad acta Giovanni Riggio getta ombre sulla gestione dell’ex sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana Giorgio Pace, fondazione nel cui Cda siedono due consiglieri che già ricoprivano lo stesso ruolo nel periodo sotto esame. Nel documento consegnato all’attuale Cda ma anche alla Regione e inviato cinque giorni fa pure alla Procura della Corte dei conti, si parla di “problemi e anomalie” nella gestione della Fondazione. un lavoratore del bacino ex Pip, che “avrebbe dovuto essere impiegato al di fuori degli uffici amministrativi”, “risulta invece essere incaricato in ruoli e responsabilità da impiegato”, con “un ruolo di particolare rilievo”. E’ quanto si legge nell’esposto. Nella relazione in mano ai magistrati contabili c’è scritto, fra l’altro, di “un ex Pip assegnato alla Foss, con ordini di servizio del 2016, per fare assistente il sovrintendente (l’ex Giorgio Pace) assicurando supporto altresì agli apparati informatici e tecnici e dal 2017 all’ufficio di produzione e alla direzione artistica che la Foss ha esternalizzato nel 2018 a favore dell’associazione Vanguard”. L’ex commissario, che ha scritto a diversi organismi competenti già da gennaio scorso, segnalando di avere fatto approfondimenti per capire il ruolo dell’ex Pip e di avere trovato resistenze da parte dell’ufficio amministrativo della Fondazione. Proprio Pace – stando alla relazione – non solo avrebbe percepito un compenso di 120 mila euro, superiore al tetto stabilito di 100 mila euro, ma a lui la Fondazione avrebbe fatto firmare un contratto di lavoro da dipendente, a tempo determinato (dall’1 aprile del 2016 al 31 marzo del 2019), “oltre la scadenza del mandato del Cda che lo ha nominato, in apparente difetto delle previsioni dello Statuto”, applicando “le norme dei dirigenti d’industria”. Per l’ex commissario, “questa circostanza solleva non pochi dubbi sulla correttezza della scelta adottata, stante che essendo il sovrintendente organo di governo della Foss il conferimento dell’incarico avrebbe dovuto avvenire in modalità diverse (collaborazione, contratto d’opera) e sottoposto ai limiti economici imposti dalla normativa che regola il trattamento economico degli organi di governo di istituzioni/enti/organismi con le soglie imposte dal combinato disposto delle normative nazionale e regionale”.
“Ma ammesso che fosse possibile stipulare un contratto di lavoro dipendente – si legge nell’esposto – non si comprende perché applicare quello dei dirigenti d’industria e non quello delle fondazioni lirico sinfoniche; inoltre in precedenza gli ex sovrintendenti sono stati incaricati con contratti di collaborazione, contratto d’opera”. Inoltre, l’ex sovrintendente, che era andato in pensione durante l’incarico, non lo avrebbe comunicato alla Foss per cui avrebbe percepito indebitamente, da quale momento, le retribuzioni perché in base alla legge Madia avrebbe dovuto svolgere la mansione a titolo gratuito, come sta avvenendo alla Fondazione San Carlo di Napoli, dove pace ha avuto un incarico. Nel Cda che aveva nominato Giorgio Pace sedevano due dei consiglieri di amministrazione che sono in carica anche nell’attuale Consiglio: Sonia Giacalone e Giulio Pirrotta”.
Insomma, una situazione incandescente all’Orchestra Sinfonica siciliana, che rivela vecchie ruggini, gestioni su cui fare chiarezza e l’interesse costante della politica.