I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo hanno dato esecuzione ad un nuovo decreto di sequestro preventivo per 16 milioni di euro emesso dal gip torinese, nei confronti della Blutec spa, di Cosimo Di Cursi e Roberto Ginatta, già rispettivamente Amministratore Delegato e Presidente del Consiglio di Amministrazione della società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. L’originario provvedimento di sequestro disposto dal gip di Termini Imerese era stato, infatti, annullato dal Tribunale del Riesame di Palermo.
Le indagini che hanno portato stamane al nuovo sequestro sono state svolte con l’ausilio di complessi riscontri finanziari, ispezioni, perquisizioni, di una consulenza tecnica e dell’assunzione di informazioni nei confronti di dipendenti e fornitori della società. Gli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza hanno consentito di dimostrare che almeno 16 dei 21 milioni di contribuzioni pubbliche non sarebbero mai stati impiegati per i fini progettuali previsti, né restituiti a scadenza delle condizioni imposte per la realizzazione del progetto.
Alcune spese sono state giudicate non ammissibili, in altri casi i fondi pubblici sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di beni (ad esempio software) impiegati a beneficio di altre unità produttive dell’azienda fuori regione e non presso il polo industriale di Termini Imerese. Ad oggi, nonostante la revoca del finanziamento intervenuta ad aprile del 2018 e la precedente attività di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Termini Imerese, le procedure di restituzione non sono state ancora avviate.
Grazie alla sinergia con Invitalia spa, con cui la Guardia di Finanza collabora assiduamente in virtù di un protocollo d’intesa, è stato disposto dall’ente erogante il blocco definitivo dell’erogazione dei restanti 50 milioni di euro di fondi pubblici richiesti ma non ancora erogati.
L’odierna attività di polizia giudiziaria, condotta su delega della Procura della Repubblica di Torino, ha permesso il sequestro preventivo dell’intero profitto di reato ad oggi quantificato in oltre 16 milioni di euro, costituito da disponibilità finanziarie della società beneficiaria dei fondi pubblici malversati, nonché capitali, beni immobili e quote societarie nella disponibilità degli indagati Cosimo Di Cursi e Roberto Ginatta.