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In quattro quadri di intenso travaglio emotivo si racconta la vita di Nino e Pietro, detto Ciuingam, da cui prende il titolo l’omonimo spettacolo tornato in scena, nuovamente, al Teatro Ditirammu dopo 38 anni dal debutto.
Tra le pietre miliari del teatro palermitano, che vanta più di quattrocento repliche non solo nell’Isola, nella versione ‘aggiornata’ ad oggi rimane immutata l’anima dei personaggi, caratterizzati da quella fragilità che rende speciali e indispensabili gli ultimi.
Nino, ruolo di Paride Benassai, autore anche del ‘felice testo’, e Pietro, per la prima interpretato da un emozionato Maurizio Bologna, sono due psicopatici che convivono, gomito a gomito, nella stessa clinica condividendo paure, gioie e speranze nell’indissolubilità di un legame profondo.
“Finiu u munnu… e un mi rissiru nienti“.
Sono maschere della malattia che rende più umani, lasciateci passare questo paradosso, ma sono anche essenze della Palermo più vera e viscerale, che non è svanita, ed è per questo che Ciuingam – L’isola dei matti è uno spettacolo senza tempo.
È “u scrusciu” profondo, l’alito di una città complessa e dei suoi figli più sensibili quello che, nell’esecuzione irreprensibile e sentita dei due bravissimi attori, agevolati dall’affiatamento di una lunga conoscenza e stima reciproca, arriva allo spettatore nella forma di un delirio caustico, estremamente lucido e divertente al tempo stesso.
La povertà, la solitudine, la malinconia ma anche la dolcezza e la forza della reciprocità: c’è questo e molto altro nel dialogo fitto tra i due amici.
È la notte di Capodanno e Nino e Pietro, abbandonandosi ai ricordi, attendono il nuovo anno sperano attraverso vie improbabili ma pregne di poeticità, sublime e archetipica la possibilità di un uccello bianco che li porti altrove, di lasciare insieme la clinica nella speranza di recuperare “un cirivieddu bellu assistimatu“.
“Muoino solo quelli che sanno cosa è la vita, la morte non è per i pazzi“: si danno coraggio i due amici alla fine anche se, nell’infedeltà di un destino già maligno, troveranno un distacco forzato e violento.
Quello che rimane al termine dello spettacolo, tra ripetuti applausi ai due bravissimi Benassai e Bologna, è la conferma che il teatro e la vita siamo compagini altrettanto indissolubili.
Repliche sabato 28, ore 21, e domenica 29, ore 18.