Una nota in cui si evince la situazione finanziaria di Sicilia Digitale con l’acqua alla gola è la fotografia di un rimpallo di responsabilità attraverso vari uffici della Regione Siciliana. Una cifra che si aggira attorno ai 5 milioni di euro, che mette in seria difficoltà l’aziende che gestisce da tempo il cuore informatico della pubblica amministrazione siciliana.
Mentre il governo regionale ha partorito l’idea di affidare alla Liguria la digitalizzazione dei servizi sanitari, il centro nevralgico di Sicilia Digitale è uno stabile in via Ammiraglio Paolo Thaon de Revel a Palermo, affittato dal 2007 dalla Regione Siciliana.
Un rimpallo di responsabilità a quanto pare dal 2011 tra gli uffici di Aric (agenzia regionale per l’informatica e la telematica), Finanza e credito e l’assessorato al Bilancio.
Il problema? Da anni non verrebbe pagato il canone d’affitto della sede in cui sono istallati i server della Regione Siciliana e nemmeno le bollette della luce. Proprio l’energia elettrica che è la linfa vitale per l’informatizzazione di tutti i sistemi utilizzati negli uffici dell’amministrazione siciliana. Quindi il rischio di non pagare gli stipendi è grosso. A quanto pare si pensa di sacrificare le mensilità degli addetti ai lavori, piuttosto che staccare la spina ai server della Regione Siciliana. Insomma sembrerebbero dei debiti fuori bilancio che nessuno vuole chiamarli con il proprio nome. E nel frattempo che l’assessore al Bilancio Gaetano Armao ha l’idea di resettare tutto e creare un polo informatico, un polo unico all’ex Asi di Brancaccio, tempo fa è stata redatta dai vertici di “Sicilia digitale” una nota lapidaria: “Se Sicilia Digitale Spa non sarà messa nelle condizioni di provvedere al pagamento dei costi per i consumi di energia elettrica ascrivibili alla Regione Siciliana, in forza peraltro di contratti regolarmente sottoscritti, non si riterrà responsabile degli eventuali danni che potranno essere arrecati per l’impossibilità di mantenere sotto tensione i sistemi attualmente gestiti”.
La responsabilità di redigere queste righe arriva direttamente da Dario Colombo e Carmine Canonico, rispettivamente direttore generale e amministratore unico della società, i quali chiamerebbero in causa gli ultimi tre governi regionali. Insomma, guai che non finiscono per la partecipata regionale, dopo la bufera che ha investito l’ex pm Antonio Ingroia.
La procura di Palermo, tempo fa, ha chiesto 4 anni per l’ex amministratore unico, sotto processo, col rito abbreviato, davanti al Gup Maria Cristina Sala, per peculato. L’accusa è di essersi appropriato di somme non dovute, durante il periodo in cui era liquidatore della società Sicilia e-servizi, incarico ricevuto dall’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta. L’ex magistrato, oggi avvocato, secondo l’ipotesi formulata da chi indaga, nel 2013 avrebbe ricevuto la indennità spettante all’amministratore (e non al liquidatore) e per soli tre mesi di attività si sarebbe fatto pagare il compenso spettante per l’intero anno.
“Questo è l’ennesimo esempio di un governo che non decide. Da anni l’assessore Armao è a conoscenza del problema. L’assessore e i suoi dipartimenti sono messi in copia nelle varie note che si sono rimpallate durante questo periodo e non si è presa una decisione. Nel frattempo questo debito è aumentato ed è un paradosso che non si vada a pagare la corrente elettrica dello stabile che contiene i server che a sua volta contengono tutte le informazioni della Regione Siciliana e i vari programmi che vengono gestiti. Il governo regionale ci dica quale è la posizione in merito all’asset strategico del digitale, perchè con questo modo di agire a mio parere sta affossando ancora di più questa partecipata. Ci chiediamo anche se la Regione Siciliana oltre questo affitto non pagato ce ne siano degli altri. Proprio per questo sto facendo una serie di accessi agli atti per capire quale è la situazione. Musumeci deve prendere una decisione. Faccia sapere ai siciliani se effettivamente vogliono investire nel modo corretto nella nuova infrastruttura digitale che proietterà la Sicilia nel futuro. Il governo ci faccia capire come stanno investendo i 200 milioni di euro da Agenda digitale e chi sta facendo da cabina di regia“. Afferma a ilSicilia.it il deputato regionale del movimento 5stelle Nuccio Di Paola.