Avrebbe estorto voti e affidamenti diretti a imprese e cooperative in cambio di assunzioni. Questa la politica che, stando alle accuse della procura di Termini Imerese, avrebbe attuato a Casteldaccia il sindaco Giovanni Di Giacinto, arrestato oggi dai carabinieri della compagnia di Bagheria, coordinati dalla procura di Termini Imerese, su ordine del giudice per le indagini preliminari Stefania Gallì.
Il primo cittadino è finito ai domiciliari insieme al suo vice Giuseppe Montesanto, all’assessore alla Pubblica istruzione Maria Tomasello, alla funzionaria Rosalba Buglino e al geometra Salvatore Merlino. Altri commercianti e imprenditori sono indagati per corruzione, abuso d’ufficio, falso materiale e ideologico, abuso d’ufficio. Per gli inquirenti ci si troverebbe davanti a una piccola tangentopoli, dove imprenditori avrebbero ottenuto favori nei servizi sociali, nella raccolta dei rifiuti o nell’edilizia, mentre politici e funzionari avrebbero intascato tangenti o ricevuto assunzioni di parenti o conoscenti.
Il Sindaco di Casteldaccia qualche giorno prima delle elezioni avrebbe incontrato Sebastiano Benforte, uomo che ha gestito per anni il campo sportivo comunale di Casteldaccia. Il campo in cui gioca la squadra calcistica del paese. Il sindaco – stando alle accuse – avrebbe minacciato Benforte nonché la figlia Angela, legale rappresentante dell’associazione calcistica. Per gli inquirenti avrebbe intimato loro di “estrometterli dalla gestione del campo comunale per costringerlo a votare il sindaco Di Giacinto Giovanni alle elezioni comunali del 10/06/2018 per il rinnovo degli organi rappresentativi del Comune di Casteldaccia e per adoperarsi affinché il bacino elettorale di Benforte Sara, candidata a consiglio comunale nella lista “rinasca Casteldaccia”, antagonista a quella di Di Giacinto esprimesse il proprio voto in favore del candidato sindaco”.
Il sindaco di Casteldaccia avrebbe avuto una certa sensibilità sulla tematica della violenza sulle donne: il primo cittadino, il vicesindaco Montesanto, e l’assessore comunale Maria Tomasello si sarebbero, infatti, adoperati per sottoscrivere un accordo per promuovere iniziative finalizzate alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne e i minori. Ma questo sarebbe avvenuto mediante “atti contrari ai doveri d’ufficio” tra il comune di Casteldaccia e la Luna Nuova Cooperativa Sociale […] in violazione dei principi di imparzialità, efficienza, efficacia, buon andamento, correttezza, legalità dell’azione amministrativa”. Il tutto in cambio della selezione da parte della Cooperativa di alcuni “amici” dei personaggi istituzionali da inserire nel progetto “Never Alone” per il Servizio Civile Nazionale 2018.
L’ex deputato regionale del Megafono avrebbe anche messo le mani sui rifiuti. Stando sempre alle accuse mosse dalla procura di Termini Imerese, ha concesso la raccolta dei rifiuti differenziati di Casteldaccia alla ditta FI.SMA srls “concertando con Giuseppe Magro, rappresentante legale della FI.SMa srls di modificare il preventivo già inoltrato della società al competente ufficio comunale, inserendovi un’ulteriore voce di spesa (pari a 2500 euro) quale corrispettivo mensile per l’utilizzo della piattaforma ambientale nella disponibilità della FI.SMA in cambio dell’assunzione da parte di Giuseppe Magro, di Salvatore Bucalo, Antonino Alfano. Mario Caeto, Antonino Cusimano, Renato Guzzo, Antonino Piraino, alle dipendenze della FI.SMA”.
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