Il Centro Internazionale di fotografia di Palermo, diretto da Letizia Battaglia, ospita la personale “Intimate strangers”, di Susan Meiselas considerata una delle pioniere del fotogiornalismo moderno.
Con il suo obiettivo ha indagato paesi come il Nicaragua, dove ha documentato la rivoluzione sandinista, e l’America Latina; la Meiselas, 71 anni, nata a Baltimora, è stata tra le le prime donne ad essere ammessa, come fotografa, alla celebre agenzia Magnum Photos.
Intimate strangers, questo il titolo dell’esposizione, presenta Carnival Stripes e Pandora’s Box, due delle opere della pluripremiata autrice, nota per aver fatto della fotografia un importante mezzo di denuncia sociale per combattere ogni tipo di violenza.
I progetti
Questa attività ha trovato spazio in vari progetti come Archives of Abuse e (1992), Room of their Own (2017); per arrivare ai reportage delle guerre. La fotografia, dunque, come strumento di impegno civile per la difesa dei fondamentali diritti umani, e in particolare delle donne.
Quest’anno, infatti, la Meiselas ha vinto il premio Women In Motion.
In Carnival Strippers confluisce un lavoro lungo tre estati consecutive, dal 1972 al 1975, in cui la Meiselas segue le spogliarelliste delle fiere di paese in New England, Vermont e South Carolina.
“Una documentazione attenta e scrupolosa fatta delle istantanee in bianco e nero non soltanto delle esibizioni sul palcoscenico, ma anche dei loro momenti più intimi, alla quali la fotografa affianca le registrazioni audio delle voci delle protagoniste da lei stessa intervistate – affermano i promotori.
Da quel momento il coinvolgimento dei soggetti fotografati attraverso la testimonianza diretta diventa una caratteristica del lavoro di Susan Meiselas. Una metodologia d’indagine che costituisce per l’artista non solo una pratica analitica ma anche una forma di impegno civile.
Il percorso espositivo
Nella seconda parte del percorso espositivo si trova Pandora’s Box (1995), reportage che può considerarsi l’ideale prolungamento di Carnival Strippers.
La serie, realizzata in un club sadomaso di New York, svela l’esistenza di un altro rapporto con la violenza e il dolore, che qui è cercato e auto-inflitto per scelta.
Pandora’s Box trasporta lo spettatore in un luogo esclusivo di 4000 metri quadrati all’interno di un loft di Manhattan, definito la ‘Disneyland della Dominazione‘.
Oscuramente teatrali e allo stesso tempo non studiate, queste fotografie esplorano una rete di stanze opulente e di set di uno storico “dungeon” newyorkese. Qui la protagonista Mistress Raven insieme al suo staff di 14 giovani donne, si esibisce in riti di dolore e piacere fortemente formalizzati.
La mostra s’inserisce nell’ambito della programmazione del Centro internazionale di fotografia di Palermo dedicata ai grandi fotografi contemporanei in collaborazione con Magnum Photos; attività che ha già visto protagonisti Joseph Koudelka e Franco Zecchin.