Un impero costruito soprattutto nel settore della grande distribuzione con il riciclaggio di soldi dalla provenienza illecita. Sarebbe quello, secondo
l’accusa, costruito in pochi anni da Michele Guglielmino, di 48 anni, ritenuto vicino alla cosca mafiosa Cappello.
Gli agenti della squadra mobile e della divisione polizia anticrimine della Questura di Catania hanno sottoposto a sequestro preventivo numerosi beni mobili, immobili e imprese nell’ambito della grande distribuzione alimentare a lui riconducibili per un valore stimato in oltre 41 milioni di euro.
Sigilli sono stati posti a 13 supermercati a marchio G.M., tra Catania e provincia; a un distributore di carburanti; terreni edificabili, ville, automobili e conti correnti e rapporti bancari questi ultimi per un valore di 250.000 euro sono i beni aggrediti.
Il provvedimento di sequestro scaturisce da una dettagliata proposta avanzata dal questore di Catania, in accordo con la Procura, per l’applicazione nei confronti di Guglielmino di una misura di prevenzione personale e patrimoniale ed è il frutto di una complessa attività investigativa condotta da un gruppo di lavoro della divisione polizia Anticrimine e della Squadra mobile, con il coordinamento del Servizio centrale anticrimine.
Michele Guglielmino, detto “Michele da Gesa”, ritenuto particolarmente attivo nel traffico degli stupefacenti, è stato in passato indagato e condannato.
La sua “vicinanza” al clan mafioso Cappello è sostenuta da collaboratori di giustizia. Sarebbe stato molto vicino a Angelo Cacisi, elemento di verticedella cosca, al quale, secondo la Procura, avrebbe favorito la latitanza, è stato già coinvolto in un due operazioni antidroga a Enna e Catania.
Secondo l’accusa si è distinto nella capacità di inserirsi nel mercato della grande distribuzione di generi alimentari, reimpiegando il denaro nell’acquisto di beni e nella costituzione di numerose attività commerciali, tutte a lui riconducibili. A suo carico è stata anche richiesta l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale.
E Coldiretti fornisce un dato significativo: “Dal controllo dei supermercati a quello della distribuzione dei prodotti agroalimentari, il volume d’affari delle agromafie è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nel 2017 con attività che riguardano l’intera filiera agroalimentare“.
“Le mafie – denuncia la Coldiretti – condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione
dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto. In questo modo la malavita si appropria – sottolinea la Coldiretti – di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani”.