I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, su disposizione della Dda hanno fermato sei persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Il provvedimento nasce da un’indagine della Compagnia di Bagheria che ha permesso di accertare i ruoli dei fermati in Cosa nostra e una serie di taglieggiamenti a commercianti e imprenditori di Bagheria.
Il clan bagherese, come emerge anche dalle dichiarazioni di diversi pentiti, è in grado di riorganizzarsi dopo ogni operazione di polizia, con l’immediata sostituzione degli uomini d’onore arrestati.
In carcere, tra gli altri, è finito Paolo Liga, nipote del boss Giuseppe Scaduto, capo mandamento di Bagheria, arrestato lo scorso mese di ottobre, che aveva contatti e teneva i rapporti con il boss latitante Matteo Messina Denaro e custodiva e gestiva l’arsenale del clan insieme ad altri indagati tra cui Salvatore Farina. Liga teneva anche i contatti con Cosa Nostra palermitana e trapanese.
In particolare, le attività investigative hanno consentito di individuare i responsabili di una estorsione commessa a partire dall’aprile 2014 e perdurata fino a tutto il 2016, ai danni del titolare di una società operante nel settore della fornitura di servizi di sicurezza per locali notturni della zona. Tra questi figurano Giuseppe Sansone e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote del Capo Mandamento Giuseppe Scaduto. La donna avrebbe partecipato attivamente alla raccolta illecita del denaro destinato, in quel momento, anche al sovvenzionamento della latitanza del fratello Paolo, sottrattosi, nel novembre 2015, alla cattura in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A., nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Reset 2”.
Le risultanze investigative più recenti, hanno permesso, inoltre, di definire i profili di responsabilità dello stesso Liga e dei fratelli De Lisi, nella commissione di un’estorsione ai danni di un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere indebitamente la propria autovettura, a parziale soddisfazione della illegittima pretesa di 50.000 euro avanzata dai responsabili del delitto.