La lingua siciliana, dichiarata dall’UNESCO, lingua madre, fa il suo ingresso tra i banchi di scuola dell’Isola.
Dopo la decisione del governo regionale, maturata nei giorni delle celebrazioni dello Statuto, l’assessorato all’Istruzione e Formazione professionale sta avviando la fase operativa come conferma l’assessore Roberto Lagalla: “Quasi certamente andrà collocata dentro l’insegnamento di una materia letteraria. Andrà valutato se l’ora dovrà essere aggiunta al consueto orario settimanale o in sostituzione ad altre. Modalità, contenuti e proposte devono ancora ratificati nel dettaglio”
Verrà costituito un tavolo tecnico tra la Regione, le quattro università siciliane, e l’ufficio scolastico regionale.
L’obiettivo è di partire con la novità della materia supplementare sin dal prossimo anno scolastico che prenderà il via a settembre. Dovrebbe trattarsi di un’ora a settimana: “Saranno previsti ai diversi livelli di insegnamento –precisa l’assessore- Uno che sia indirizzato alle scuole primarie e secondarie di primo grado, e un altro di altro tipo di approfondimento che riguardino le scuole superiori”.
L’iniziativa del governo pone dunque un problema specifico che va nella direzione di una decisa considerazione di un patrimonio linguistico di tradizioni e di storia che ha accusato nel tempo un progressivo accantonamento. Adesso toccherà alle scuole e ai ragazzi siciliani, a iniziativa perfezionata, esprimere o meno il loro gradimento.
Il siciliano oltre a tutte le varianti dialettali dell’isola, include i dialetti della Calabria centro-meridionale e quelli salentini ed è correntemente parlato da più di 5 milioni di siciliani. Le varie dominazioni che hanno attraversato la Sicilia nel corso dei secoli hanno lasciato tracce significative anche sotto questo punto di vista. Stanno insieme, sotto la stessa lingua con le sue espressioni, influenze provenienti dal greco, dal latino, dall’arabo, dal francese, dal catalano, dallo spagnolo e da molti altri idiomi.