PALERMO – Una terapia specifica per combattere i tumori della tiroide. Viene impiegata nel Dipartimento oncologico “La Maddalena” di Palermo, unico centro della Sicilia occidentale dove il carcinoma tiroideo viene trattato, in degenza protetta, con la terapia radiometabolica.
Si tratta di una modalità terapeutica radiante allo iodio radioattivo, che, sfruttando il metabolismo fisiologico dello iodio, aggredisce il tumore, raggiungendo le cellule malate ovunque siano localizzate e di qualunque dimensione sia la massa da irradiare. Più in generale, le principali applicazioni della terapia radiometabolica riguardano la cura dei tumori tiroidei differenziati, il trattamento delle metastasi ossee del carcinoma di prostata e mammella e la cura dei tumori neuroendocrini.
Il reparto di terapia radiometabolica dispone di quattro camere di degenza protetta, che si trovano al secondo piano del nuovo plesso ed è affiancato da un ambulatorio la cui attività è in costante crescita: solo nel 2017, sono state eseguite 2.000 prestazioni ambulatoriali, tra patologie tumorali e non. Ciò consente di seguire pazienti passo passo, dalla diagnosi alla terapia. Le camere, tutte singole, sono dotate di bagno privato e caratterizzate da pareti schermate e scarichi protetti. La degenza protetta ha una durata media di 48-72 ore, in relazione alla radioattività presente al momento della dimissione, che deve essere inferiore ad un preciso valore previsto dalla legge.
“La terapia radiometabolica – spiega Umberto Ficola, responsabile dell’Unità operativa di Terapia radiometabolica e del Servizio di Medicina nucleare de ‘La Maddalena’ – va effettuata in presenza di una diagnosi di tumore tiroideo differenziato e successivamente va attuata dopo una adeguata stratificazione del rischio, regolata da linee guida italiane ed internazionali. La domanda è sempre alta ed abbiamo una lista di attesa media di circa un paio di mesi”.
“Il nostro grande vantaggio – aggiunge Simona Merlino, medico del Servizio di Endocrinologia de ‘La Maddalena’ – è di poter trattare il paziente dalla fase diagnostica a quella terapeutica nell’ambito del Dipartimento oncologico, in modo pluridisciplinare. I pazienti sono sempre in aumento perché la Sicilia è un’area di elevata incidenza di patologie tiroidee; la fascia di età interessata è molto ampia, anche se l’incidenza maggiore si riscontra tra i 45 e i 65 anni. La diagnosi precoce è, come sempre, importante. I campanelli d’allarme sono dati, nella stragrande maggioranza dei casi, da disturbi compressivi che si manifestano con il classico senso di ‘nodo alla gola’. In tali casi si procede con un’indagine diagnostica di primo livello, quale l’ecografia e, se ci si trova in presenza di noduli superiori al centimetro, si procederà con ulteriori analisi citologiche”.