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L’autocandidatura di Claudio Fava alla Presidenza della Regione siciliana, il futuro del Pd, il possibile allargamento dei confini della coalizione e la finanziaria che ha palesato le fratture interne alla maggioranza all’Ars: sono questi alcuni dei temi affrontati durante la puntata numero 153 di Bar Sicilia da Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito democratico e parlamentare regionale, intervenuto negli studi de ilSicilia.it ospite del direttore responsabile Manlio Melluso e del direttore editoriale Maurizio Scaglione.
Prima battuta sull’identità che Barbagallo ha voluto modellare per il Pd siciliano: “Credo che il rinnovamento ci sia stato stato – afferma – C’è una segreteria regionale in cui io sono il più anziano, e non era per niente scontato. Abbiamo investito su una classe dirigente giovane e che viene dal mondo degli enti locali, che sono una realtà in cui sono cresciuto, ma è anche un mondo che oggi è in sofferenza per scelte che sono state fatte dall’alto. I comuni sono veramente in un momento di grande difficoltà. Le persone che abbiamo messo in segreteria sono un segnale di attenzione verso questo mondo, che poi è il punto di riferimento amministrativo che dà i primi servizi essenziali ai cittadini“.
La discussione entra nel vivo dell’attualità quando si parla dell’autocandidatura lanciata a mezzo stampa da Claudio Fava alla Presidenza della Regione. Fava ha chiamato a raccolta diverse forze politiche. Tra queste il Pd siciliano. Ma Barbagallo frena (e si tira fuori dalla corsa per diventare governatore allo stesso tempo: “Non ci faccio alcun pensiero“): “Quella di Fava è una storia civile importante, però non è questo il principio che dobbiamo utilizzare, quello dell’uomo solo al comando, che non funziona. Bisogna prima costruire il perimetro della coalizione. E soprattutto non vale più il principio per il quale io mi candido e gli altri mi seguono, che è lo stesso principio che ha portato Musumeci alla Presidenza della Regione. Serve un progetto che parte dal basso, dalla base dai militanti, dalla gente. E allora servono le assemblee partecipate, vale il principio delle primarie, che Letta ha chiesto a Roma, che sono un’ipotesi. Ma ci sono anche altri metodi che partono dal basso. C’è il tema del campo largo del perimetro della coalizione ma ovviamente c’è il tema del massimo comune denominatore. Il tema del governo dei migliori c’è anche in Sicilia“.
Stuzzicato sulle amministrative a Palermo, Barbagallo parte da un ragionamento complessivo per poi lanciare una proposta per la Regione: “Anche per la candidatura al Comune Palermo valgono le stesse regole che ho già detto per la Presidenza della Regione: una candidatura forte, che parte dal basso, condivisa e con una legittimazione importante. Noi come partito esperiremo tutti i tentativi sia sulla Presidenza della Regione che su Palermo, Catania e Messina per valutare fino in fondo la possibilità di candidare una donna. Ci piacerebbe perché credo sia un tema di grande attualità: lanciare una stagione nuova dopo che Musumeci ci ha potato al Medioevo. Dobbiamo provare a disegnare una Sicilia diversa“.
Una donna che potrebbe anche venire dal Movimento 5 Stelle e raccogliere lo scettro di candidata a Palazzo d’Orleans? Barbagallo non chiude la porta. Tutt’altro: “Perché no, il MoVimento 5 Stelle ha tante frecce al proprio arco – afferma Barbagallo – Ho detto più volte che hanno freschezza, qualità e spessore di classe dirigente. Anche in quel caso valuteremo il comune denominatore più alto, che garantisca anche maggiore concretezza, altra cosa di cui abbiamo bisogno. La gente è stanca delle solite chiacchiere“.
Parlando di Ponte sullo Stretto e isole minori, Barbagallo non si trincera dietro la reticenza e bacchetta Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna e suo compagno di partito: “L’ho detto più volte e lo ribadisco qua, noi come partito siciliano e come segreteria regionale siamo per il Ponte sullo Stretto. Se ci sono soluzioni più veloci per noi va bene: prima arriva il collegamento tra Sicilia e Calabria e meglio è. Sulle isole minori, francamente, Bonaccini ha preso una cantonata. La tutela anche dell’insularità, del modo di vivere nelle isole, nell’offerta turistica della Regione Siciliana può dare certamente un valore aggiunto in più perché le isole minori garantiscono un aumento all’offerta turistica regionale“.
Interpellato per un giudizio sulla finanziaria, Barbagallo afferma: “Il titolo sulla Legge di Stabilità dovrebbe essere ‘maggioranza a pezzetti’. Il giorno dalla notizia dello scandalo nella sanità era normale che la maggioranza si stringesse attorno al presidente, in tutti i Paesi del mondo sarebbe accaduto così. Invece è accaduto il contrario: nel momento più difficile la maggioranza si è polverizzata. Ci aspettiamo un momento di confronto per capire questa fine legislatura come sarà gestita, anche perché non c’è stato nemmeno un vertice di maggioranza. Non si percepisce l’idea né di un governo, né di una maggioranza“.
Ma il segretario del Pd in Sicilia non si ferma qui e si spinge oltre: “Certamente c’è una frattura nella maggioranza: c’è una spaccatura evidentissima in Forza Italia, c’è una spaccatura evidentissima tra movimenti che sono all’interno della maggioranza. C’è un dialogo aperto con una parte importante del centro, il rapporto con i moderati è all’ordine del giorno. Lo ha detto Letta il giorno in cui si è stato eletto segretario nazionale del Partito Democratico, individuando nel suo discorso due nemici: la Lega e Fratelli d’Italia. E’ chiaro che se si costruisce un comune denominatore che abbia come tema principale la lotta alle diseguaglianze, lo sviluppo della Sicilia e la costruzione di un modello di lavoro, si può costruire una collezione che può governare questa terra bene e per tanti anni”. “Oggi tutte le democrazie occidentali sono governate da coalizioni tra il Pse e il Ppe”, fa notare Barbagallo.
Passando dalla politica all’economia, si parla di Recovery Fund. Barbagallo si dice molto preoccupato per la mancanza di risorse destinate al Sud Italia dal governo Draghi: “Temevamo fin dall’inizio che si sarebbe fatto un passo indietro sui temi che riguardano il Mezzogiorno rispetto al Conte bis, che ne ha avuta come mai nessun esecutivo. Dobbiamo tenere alta l’asticella dell’attenzione sui temi che riguardano il Sud. Serve far valere il peso dei nostri deputati e il ruolo dei partiti per attrarre risorse al Sud“.
Infine una battuta sul sindaco di Palermo Leoluca Orlando e sulla situazione cittadina, con il Pd che alcuni mesi fa ha votato la fiducia al primo cittadino ma che vede alcuni suoi esponenti molto critici con l’amministrazione comunale: “La stagione di Orlando volge al termine – afferma Barbagallo – Per il Partito Democratico la responsabilità è una cosa seria, infatti le in quella fase l’ha voluta esercitare in questo senso. Noi faremo, e Filoramo con la segreteria provinciale sta facendo un grandissimo lavoro: lui, tutta la segreteria provinciale e i circoli cittadini sono all’opera da tempo“.