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A cinquant’anni dal terremoto del Belìce, una mostra racconta quei tempi e la ricostruzione visionaria

martedì 9 Gennaio 2018

Gli scatti dei fotoreporter, il primo servizio del radio giornale, i filmati degli archivi Rai. E ancora: il progetto urbanistico per Gibellina Nuova, i bozzetti dei monumenti e le opere degli artisti che, raccogliendo l’appello del sindaco Ludovico Corrao, parteciparono al tentativo di ricostruzione di quel territorio e del suo paesaggio distrutto dal sisma nel segno dell’arte e della land art.

In occasione dei 50 anni del terremoto del Belìce – anniversario che domenica 14 gennaio vedrà l’omaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sui luoghi del terribile cataclisma – la Fondazione Sant’Elia ospita a Palermo la mostra “1968/2018 Pausa sismica. Cinquant’anni dal terremoto del Belìce. Vicende e visioni”, (28 gennaio – 13 marzo). Inaugurazione sabato 27 gennaio.

Il progetto espositivo, curato dalla Fondazione Orestiadi e co-prodotto dalla Fondazione Sant’Elia, in collaborazione con il Comune di Gibellina, va avanti per sezioni ed è articolato secondo la pluralità di linguaggio che è propria dell’arte: pittura, scultura, teatro, foto, video, poesia, musica, architettura e installazioni contemporanee.

Si parte dalla cronaca: la notte del terremoto, tra il 14 e il 15 gennaio 1968, e gli scatti dei fotografi – Brai, Giaramidaro, Minnella, Scafidi – che l’indomani si precipitarono nella valle tra Palermo e Trapani; i primi video delle Teche RAI, gli scatti di Letizia Battaglia nella baraccopoli.

Quindi la sezione Arte, con opere, fra i tanti, di Guttuso, Schifano, Rotella, Scialoja; bozzetti di sculture e frammenti di scenografie di Pomodoro, Paladino, Consagra, Isgròper le Orestiadi; il progetto urbanistico per Gibellina Nuova, il Cretto di Burri, i versi dei poeti, la musica, l’archivio orale e molto altro ancora.

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