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E’ Roberto Lagalla il nuovo sindaco di Palermo. L’ex rettore, sostenuto dal centrodestra, raccoglie il testimone di Leoluca Orlando, che ha regnato per trent’anni: vince al primo turno con circa il 48%, anche se lo spoglio delle schede nei 600 seggi è ancora in corso.
Staccato di circa dieci punti Franco Miceli, che lamenta l’alto astensionismo (non ha votato il 59 per cento degli elettori), problemi nella certificazione del voto disgiunto che lo avrebbero penalizzato e soprattutto non risparmia critiche ai partiti della coalizione che l’hanno sostenuto, soprattutto al Pd. A sorpresa l’outsider Fabrizio Ferrandelli (Azione e +Europa) raggiunge quasi il 15%, il doppio dei pronostici della vigilia, rimediando i complimenti davanti alle telecamere di Gianfranco Miccichè, coordinatore di Forza Italia in Sicilia.
Gli azzurri con circa il 12% si affermano come primo partito, davanti a FdI e Pd che navigano attorno al 10%. Dimezza i voti rispetto alle scorse comunali il M5s, che si attesta sul 7%. Sul filo del rasoio Lega-Prima l’Italia, che oscilla intorno al 5%, la soglia di sbarramento necessaria per entrare in Consiglio comunale. Balla poco sopra il 5% pure la Dc Nuova, il partito di Totò Cuffaro, che non si fa vedere per tutto il giorno evitando i riflettori. Non dovrebbe entrare nel nuovo consiglio Sinistra civica ecologista che per ora è al 3,4 % il cui leader è l’ex assessore comunale Giusto Catania. Dai seggi i dati ufficiali dell’ufficio elettorale, che arrivano a rilento, confermano le previsioni degli exit poll e le proiezioni. “Ringrazio gli elettori che hanno deciso di assegnarmi il ruolo di sindaco per il quinquennio a Palermo.
C’è da segnalare la grande astensione, che lascia pensare: “Cominceremo dall’insediamento assieme alla coalizione e tutto il Consiglio comunale, di maggioranza e opposizione, a lavorare per la città”, dice Lagalla.