Quale sarà la nostra tappa? Quale la festa in cui ci caleremo? Vogliamo darvi degli indizi che vi sveleranno la meta del nostro viaggio.
Cominciamo dal fatto che questa città dell’ennese, che alcuni studiosi hanno collegato con Ergezio e Amaselo, sembrerebbe essere nata in epoca musulmana; fu un casale, in arabo, forse, Bayt, formatosi alla prima stazione, Raḥl, sulla strada Catania-Palermo, dove ne derivò il nome di Raḥl bayt, cioè “stazione del Casale”; come dice esplicitamente il Conte Ruggero nella denominazione al Vescovo di Messina (1090), che detiene ancora oggi, custodendo la tradizione storica ad esso legata, gli abitanti erano tutti saraceni. Il Conte stabiliva pure che “Butah” (ossia Bayt) anche ecclesiasticamente facesse parte della diocesi di Messina, quantunque si trovasse nel territorio della diocesi di Catania. In realtà, però, dipese sempre e solo da Catania; sulla sommità del paesino fu costruita la fortezza, sulle cui rovine venne eretta la chiesa di San Calogero che dà il nome al monte, i ruderi della chiesa hanno l’aspetto di una torre mozzata, che è caratteristica del suo panorama; il suo Patrono è San Vito.
Signore e signori la nostra meta è Regalbuto per la festa di San Vito, che si svolge dall’8 all’11 agosto. Nei tre giorni che precedono la processione dell’ 8 agosto, i regalbutesi si recano ad Agira, a piedi o con mezzi propri, per acquistare “Rami di alloro”. Il “Viaggio” dei fedeli, fatto per voto e devozione, in passato si svolgeva per tutto il territorio circostante, fino a giungere a Mistretta, a nord, e ad Aidone, a sud. Durante questi giorni, era consuetudine, inoltre, da parte degli uomini, che giravano in paese a cavallo, intonare dei canti in onore del santo, di cui, purtroppo, non si conservano testimonianze di nessun genere.
Ma chi era San Vito?
Vito nacque nel 285 d. C. a Lilibeo, oggi Mazzara del Vallo, antica città della Sicilia Occidentale. In seguito alla morte della madre, pochi giorni dopo la sua nascita, fu allevato ed educato dalla nutrice Crescenzia e da un istitutore alla fede cristiana, Modesto, nonostante il padre fosse contrario. Alla scuola della nutrice Crescenzia e del pio Modesto, Vito fece grandi progressi nella coscienza e nella pratica della vita cristiana, tanto da chiedere il battesimo. Subì il martirio sotto Diocleziano tra la fine del III e l’inizio del IV sec. d.C. Della sua vita conosciamo ciò che ci riporta una Passio del VII sec. Secondo la narrazione della Passio, Vito è un fanciullo siciliano di fede cristiana e operatore di grandi prodigi. Valeriano, prefetto della Sicilia, lo fa arrestare con l’aiuto dello stesso suo genitore per costringerlo a rinunciare alla fede. Un angelo lo libera. Insieme a Modesto e Crescenza s’imbarca, alla volta della Lucania, dove sbarca presso la foce del Sele. La sua fama raggiunge la corte dell’Imperatore Diocleziano che lo chiama per guarire la figlia posseduta da un demonio. Nonostante tutto, vittima dell’ingratitudine, Vito è condannato a diverse torture e infine al supplizio della catasta.
La leggenda
Diverse leggende narrano i miracoli che Vito fece in varie città. Una di queste narra che il santo giunse o Regalbuto dopo un lungo pellegrinare e si fermò nelle vicinanze dell’attuale Chiesa dei Cappuccini. Qui incontrò dei pastori sconvolti perché dei cani avevano sbranato un bambino. Si racconta che Vito richiamò gli animali, si fece consegnare le membra del bimbo e gli ridiede la vita. In ricordo di ciò si conserva nella Chiesa Madre uno statua del santo dormiente. I santi martiri Vito, Modesto e Crescenzia sono commemorati dal Martirologio Romano il 15 giugno.
Penetriamo, adesso, all’interno del programma per farvelo vivere in tutta la sua suggestiva bellezza.
IL PROGRAMMA
Giovedì 8 agosto
La Fiera del Bestiame e la Processione dell’Alloro
In questa giornata, presso la contrada calvario, in prossimità dell’ingresso del centro abitato sulla statale 121 in direzione di Agira, la mattina presto si svolge la tradizionale Fiera del bestiame e si svolge la Processione dell’alloro, in cui i fedeli esprimono i loro voti al santo mediante questo corteo processionale che, oggi, è più un’espressione rituale introduttiva alla festività, mentre nel passato era la conclusione ufficiale e la raccolta di tutti coloro che erano andati a fare il ‘viaggio’ votivo per tutto il territorio circostante. Ma perché l’alloro? L’ipotesi più accreditata richiama l’ipotesi di transignificazione del segno di gloria e onore pagano, ampiamente utilizzato nella Sicilia antica e confluito, con gli stessi significati, nella tradizione cristiana.
A questa, però, se ne può ricollegare un’altra, una caratterizzazione sedimentatasi in Sicilia grazie alla presenza della tradizione cristiana bizantina mediante gli italo-greci, di cui i monaci basiliani ebbero un ruolo rilevante della storia siciliana, sotto il profilo religioso, dal VI al XVI secolo. Non è da trascurare il fatto che nell’area dell’antico val Demone, lì dove vi era la presenza più massiccia dei greci fin dall’epoca araba, nelle espressioni religiose l’uso dell’alloro è molto diffuso.
Il programma rituale di questo giorno a Regalbuto prevede che, a partire dal primo pomeriggio, i fedeli, recando in mano i rami di alloro, vanno a gruppi presso la Chiesa dei Cappuccini e giunti, entrando dalla porta centrale, si recano presso l’altare a rendere omaggio al luogo dove il santo operò i suoi prodigi per, poi, uscire dalla porta laterale. Nel pomeriggio ha inizio la processione dell’alloro. Il corteo è aperto da coloro che recano l’antinni, cioè dei pali rivestiti di alloro e addobbati con fazzoletti variopinti e nastri rossi, sostenuti da un portatore e mantenuti in equilibrio con delle corde. Seguono i fedeli che recano in mano i zahareddi, rami di alloro addobbati con nastrini rossi, simboli del martirio di San Vito. Prima vi sono coloro che hanno fatto un voto particolare a piedi scalzi e, quindi, gli uomini a cavallo, riccamente addobbati che, fino ad una decina di anni fa, portavano pure i fucili e sparavano in aria a salve lungo il percorso.
Alla fine, sul sagrato della Chiesa Madre, il sacerdote benedice con l’acqua benedetta l’alloro e tutti vi passano sotto e, dopo aver ricevuto la benedizione, proseguono per via Vittorio Emanuele per fare il giro attorno all’isolato della grande chiesa madre.
Venerdì 9 agosto
Processione delle Reliquie
In serata, dopo la solenne celebrazione eucaristica, si svolge la Processione con le reliquie: parte del cranio, di un braccio e di un piede. Questo momento rituale è l’evento centrale della festività, in quanto ricorda il loro arrivo a Regalbuto, provenienti da Piazza Armerina nel 1547. La processione, in cui i sacerdoti portano il reliquiario in argento del cranio di San Vito e le effigie in argento di Modesto e Crescenzia, partendo dalla chiesa madre, si reca lungo tutta la via Ingrassia fino alla piazza San Vito nel quartiere Tribona. Qui sorge la piccola cappella del Santo edificata presso l’antico ingresso del centro abitato, dove i celebranti fanno una sosta al suo interno e la benedizione solenne. Subito dopo la processione riprende, rifacendo lo stesso percorso fino alla chiesa madre.
Sabato 10 agosto
Il 10 e l’11 si svolgeva la Processione con la statua del Santo che, portata a spalla per le vie di del centro abitato, sostava nelle ore più calde e si concludeva nella mattinata dell’11 presso la Cappella di San Vito alla Tribona. La sera dell’11, la processione solenne dalla cappella di S. Vito fino alla chiesa madre lungo la via Ingrassia. Questo rito conobbe due riforme, una nel 1945, a causa degli abusi causati dai portatori del fercolo nel 1944, in cui si stabilì che venisse posto su un camion e da allora, fino a oggi, tale consuetudine è rimasta invariata; un’altra nel 1950 in cui venne ridimensionato il percorso della processione, quello che ritroviamo oggi. Questo si determinò a causa del fatto che il fercolo si era ridotto a percorrere diverse vie del paese con la sola banda per raccogliere le offerte dei fedeli.
Domenica 11 agosto
Processione della statua del Santo
Nell’ultimo giorno di festa, il rituale attuale prevede, dopo la celebrazione eucaristica serale, la solenne Processione che, uscita dalla chiesa madre, percorre via Don G. Campione, via Catania, scende per via Roma fino a piazza V. Veneto, quindi percorre il corso principale G.F. Ingrassia fino a piazza della Repubblica dove si conclude.
Viva San Vito, Patrono di Regalbuto.