“Occorre recuperare il clima di fiducia tra gli assistiti e le istituzioni sanitarie: medici, infermieri, tecnici, amministrativi, Oss e ausiliari, che con dedizione e sacrificio svolgono un ruolo fondamentale a beneficio della comunità. Un’attività che va protetta e incoraggiata, poiché, nonostante i limiti, il Servizio Sanitario Nazionale rappresenta un punto di riferimento per i cittadini e le comunità locali.”
Con queste parole, Salvatore Iacolino, dirigente del Dipartimento per la pianificazione strategica dell’Assessorato regionale alla Salute, commenta l’ultima aggressione ai danni di un operatore sanitario, sottolineando la necessità di un cambiamento culturale per contrastare l’ondata di violenze nel settore sanitario.
L’episodio più recente, che conferma l’emergenza in Sicilia, è avvenuto all’ospedale di Biancavilla, in provincia di Catania. Nella notte di ieri, una dottoressa del reparto di Pediatria è stata aggredita da una donna di 25 anni, poi arrestata dai carabinieri. La situazione è degenerata durante le visite mediche ai figli piccoli della donna, coinvolgendo anche un infermiere e una guardia giurata che sono intervenuti per difendere la pediatra. L’aggressione si è verificata in un contesto familiare già all’attenzione del Tribunale per i minorenni di Catania.
La tensione in prima linea
Gli Ordini dei Medici dell’Isola hanno più volte richiesto l’istituzione di un Tavolo tecnico che coinvolga Ordini, Associazioni di categoria e responsabili territoriali del Governo. L’obiettivo è affrontare il problema con azioni concrete per garantire la sicurezza dei professionisti che svolgono un servizio essenziale per la comunità.
Le proposte dell’Ordine dei Medici di Palermo
Toti Amato, presidente dell’Ordine, ha ribadito: “La drammatica escalation di aggressioni in Sicilia è un segnale di allarme. È necessaria una risposta coordinata tra istituzioni, forze dell’ordine e comunità per garantire il diritto alla salute e la sicurezza dei professionisti sanitari”.
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