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L'ordinanza

Agrigento, favoreggiamento immigrazione: 3 scafisti restano in carcere

mercoledì 16 Agosto 2023
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Tribunale di Agrigento

Restano in carcere ad Agrigento i tre tunisini fermati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e accusati di essere gli scafisti del peschereccio Abouamer con a bordo 31 persone.

Lo ha deciso il gip Stefano Zammuto che ha convalidato il fermo eseguito dalla squadra mobile della Questura e da militari della guardia costiera e della guardia di finanza. L’equipaggio dell’imbarcazione, partita dalla Tunisia, era stato bloccato a sud di Lampedusa dopo che aveva fatto trasbordare i profughi su un gommone.

Nei confronti dei tre indagati, di 51, 38 e 24 anni, il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Secondo la ricostruzione della Procura di Agrigento sarebbe stato un viaggio di ‘lusso’ per migranti, improntato alla massima sicurezza, con i ‘viaggiatori’ che hanno pagato più del doppio di una “tariffa normale”.

Per il gip la “convalida deve essere accordata sia perché sussiste giurisdizione italiana, sia perché si è in presenza di pericolo di fuga, essendo gli indagati giunti in Italia clandestinamente” e perché ritenuti sussistere “gravi indizi di colpevolezza”.

Secondo l’accusa, basate anche sulle dichiarazioni di uno dei tunisini in viaggio, due gommoni, partiti da Kerkennah, sono stati agganciati, poco dopo che erano salpati nella notte del 10 agosto, dal peschereccio il cui equipaggio li ha fatti imbarcare sul natante più sicuro dove sono rimasti per tutta la traversata, fino all’intervento delle forze di polizia italiane avvenuto a 16 miglia dalla costa di Lampedusa dove i 31 sono arrivati il 12 agosto.

I controlli sono scattati dopo che una richiesta di aiuto partita da un numero di cellulare tunisino. Il peschereccio “Abouamer” è stato subito localizzato: trainava due gommoni di piccola portata, che non avrebbero mai potuto effettuare la traversata fino a Lampedusa, privi di motore. Motori che erano a bordo del peschereccio sul quale non c’era traccia né di pescato, né di attrezzatura. “Eravamo due gruppi – ha ricostruito uno dei tunisini a bordo– che sulla spiaggia gestivano le partenze da Kerkennah. Ci hanno dato dei salvagenti, siamo saliti su un gommone che ci ha accompagnati alla barca di pescatori che ci stava aspettando poco distante dalla spiaggia. I pescatori ci hanno ordinato di smontare il motore e portarlo sul peschereccio. Tutto il viaggio, fino a quando non ci ha trovato la polizia, lo abbiamo fatto sulla barca da pesca”.

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