Via ai saldi estivi anche in Sicilia, prima regione a partire, seguita a ruota dalla Basilicata, mentre in tutte le altre regioni si comincerà sabato 7 luglio. Le previsioni del Centro studi di Confcommercio sono che nell’Isola saranno interessate due milioni di famiglie e ogni famiglia spenderà in media 150 euro rispetto ai 230 di media nazionale, con una spesa pro capite di circa 65 euro, contro i 100 euro di media nazionale, per l’acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo. E le previsioni sono al massimo di sostanziale tenuta dei dati dello scorso anno, probabilmente con leggerissimi segni negativi.
“In Sicilia stimiamo di avere un giro d’affari di circa 300 milioni di euro – osserva la presidente di Confcommercio Palermo e vice presidente nazionale di Federmoda Patrizia Di Dio – una cifra che può rappresentare una importante boccata di ossigeno per le nostre imprese e per l’intera economia del territorio. La stagione commerciale, anche a causa del clima incerto è assolutamente deludente, ma possiamo affermare che i saldi saranno all’insegna di un ottimo assortimento e di buone offerte per i clienti. I saldi, tenendo conto anche di previsioni di vendita pressoché in linea con quelle dell’anno scorso, continuano ad essere appetibili per i consumatori nonostante un contesto di concorrenza globale, o meglio di “dittatura digitale”, capace di condizionare tutto, dalla filiera produttiva al modo delle persone di consumare e relazionarsi.
Abbiamo chiesto a livello nazionale – aggiunge Patrizia Di Dio – l’introduzione della web tax perché i colossi del web devono stare nello stesso mercato con le stesse regole e con le stesse imposte delle nostre attività. Le vendite on line hanno inciso negativamente sulle vendite dei negozi – prosegue la presidente di Confcommercio Palermo – ma sappiamo anche che esiste una rivalutazione del “negozio sotto casa” e dei centri storici delle città dove è possibile trovare vendita assistita e consulenza agli acquisti, con personale qualificato. I cittadini-consumatori non hanno bisogno di qualcosa, ma hanno bisogno di un’esperienza positiva, e cosa è lo shopping se non una piacevole parentesi con cui gratificarsi e coccolarsi?”, chiude Patrizia di Dio.
Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, ogni famiglia spenderà in media per l’acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo poco meno di 230 euro, per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro. I saldi interesseranno a livello nazionale 15,6, milioni di famiglie su 25,9 milioni presenti in Italia.
Per il corretto acquisto degli articoli in saldo, Confcommercio ricorda alcuni principi di base:
1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.
3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante.4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.
Confcommercio segnala, inoltre, le varie iniziative promosse sull’intero territorio nazionale da Federazione Moda Italia, come “Saldi Chiari”, “Saldi Trasparenti”, “Saldi Tranquilli”.