La Regione intende mettere in campo le risorse a disposizione, fondi europei che ammontano a 559 milioni di euro, rivolte all’efficientamento energetico in Sicilia. In particolare al miglioramento della trasmissione di energia. Spazio anche alla valorizzazione di alcune aree dismesse (cave e miniere, aree da bonificare), utili al progetto.
Sui temi dell’energia il governo di Nello Musumeci prova a spostare in avanti il baricentro della sua programmazione. A comandare del resto sono le nuove, sempre più stringenti, regole. Dal 2030 il 32% dell’energia che si produce dovrà venire fuori da fonti rinnovabili. Da qui l’esigenza di accelerare sul Pears 2018-2030 Piano energetico-ambientale della Regione siciliana.
La Sicilia produrrà tutta l’energia elettrica di cui avrà bisogno o comunque dovrà provarci, soprattutto da fonti rinnovabili e da metano, mentre occorrerà definire una valutazione complessiva dei consumi energetici della regione. Gas e petrolio fonti di energia, ma non solo dunque. Nell’Isola viene estratto un quarto del petrolio che viene consumato, dato da rimodulare alla luce dei ritrovamenti fatti da Eni al largo di Licata alcuni mesi fa.
Intanto è avvenuto l’insediamento, nei giorni scorsi del comitato scientifico di redazione del Pears formato dalle quattro università siciliane, e dagli enti di stato della ricerca CNR (consiglio nazionale delle ricerche, ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie), INGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Il piano, a differenza di quello per i rifiuti, viene redatto a costo zero dall’amministrazione regionale.
Per tradurre le previsioni sui fabbisogni identificati a livello di territori, nonché in termini di supporto e pianificazione, entra in campo il GSE (Gestore dei servizi energetici) che fornisce supporto tecnico alla redazione del piano approfondendo sulle esigenze di territorializzazione della problematica.
Regione e Gse hanno firmato un protocollo triennale per promuovere lo sviluppo sostenibile sul territorio.
Intanto da Roma, dopo le impugnative, è arrivato anche lo stop al blocco delle autorizzazioni di nuovi impianti eolici. Era stato lo stesso Musumeci a proporre un blocco di 120 giorni uno stato di attesa temporaneo. Dunque, a questo punto sull’eolico potrebbe essere stata posta una pietra tombale.