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Alle Egadi un tesoro archeologico, memoria di antiche battaglie

lunedì 24 Febbraio 2020
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Nel 241 a. C. nelle acque di Trapani, precisamente nel mare delle Egadi, si combatté una grande e sanguinosa battaglia navale che pose fine alle vicende della prima guerra punica. Fu un confronto di enorme importanza per gli sviluppi delle successive vicende dell’Isola e fu anche uno scontro tra due civiltà differenti, entrambe proiettate sul Mediterraneo, entrambe decise ad imporre la propria egemonia marittima. Una battaglia da cui infine ne uscì trionfante Roma, una vittoria che decretò, di fatto, l’inizio del predominio romano sull’area mediterranea.

Una delle tante fonti a disposizione è il racconto di Flavio Eutropio, politico romano, che ci fornisce una descrizione della battaglia. Secondo il nostro autore, i romani riuscirono a sequestrare ben 63 navi cartaginesi, 125 furono invece quelle affondate, mentre 13.000 furono i nemici uccisi, 32.000 quelli catturati. Per non parlare dell’entità del bottino e della gran quantità di oro e argento su cui i romani riuscirono a mettere le mani. Al di là dell’esattezza delle cifre, la vittoria romana fu, certamente, importante e di grande misura.

Numerose sono le fonti che ci delineano l’andamento dello scontro e le manovre delle due flotte, però, a volte le versioni riportate sono inconciliabili. Ma negli ultimi anni i ritrovamenti archeologici hanno permesso di ricostruire con maggior precisione la dinamica della battaglia. Innanzitutto, è bene dire che romani e cartaginesi dopo 24 anni di guerra erano ormai allo strenuo delle forze. Oltretutto gli scontri navali, fino a quel momento, erano finiti, spesso, a favore dei cartaginesi ma i romani impararono dalle sconfitte e modificarono le proprie imbarcazioni, prendendo a modello le navi cartaginesi. Per cui essi passarono dalle triremi alle quadriremi però senza ampliarne la stazza, in questo modo Roma aveva a disposizione navi più veloci e maggiormente manovrabili.

Le fasi iniziali della battaglia furono piuttosto statiche. Ma ad un certo punto i cartaginesi sbarcarono sull’isola di Marettimo attendendo che la situazione metereologica migliorasse. Informato di questa manovra, Lutazio Catulo, console romano, nonché comandante della flotta, decise di nascondere le sue navi a Capo Grosso, nella punta più settentrionale dell’isola di Levanzo e quando la flotta cartaginese solcò quelle acque fu completamente colta alla sprovvista a tal punto che soltanto un brusco cambiamento di vento permise ad alcune imbarcazioni cartaginesi di far rotta per Marettimo, mettendosi in salvo. Quindi, diversamente da ciò che si pensa diffusamente, la battaglia delle Egadi non si svolse a Favignana bensì a nord-ovest dell’isola di Levanzo, per lo meno lo scontro decisivo.

rostroI ritrovamenti archeologici nelle profondità marine hanno confermato questo andamento degli eventi. In particolar modo, fino ad oggi, sono stati reperiti ben 18 rostri, di cui 16 romani e 2 cartaginesi, sicuramente un numero significativo che ci permette d’individuare con una certa precisione il luogo della battaglia, cioè nel mare di Levanzo. E poi, oltre ai rostri (armi collocate sulla prua delle navi attraverso cui era possibile sfondare l’imbarcazione nemica, potendone causare anche l’affondamento), sono stati pure ritrovati elmi in bronzo, diverse centinaia di anfore e vari oggetti sia in ferro sia in terracotta. Oltretutto, è stata recentemente ritrovata una spada metallica lunga 70 cm e spessa 5 cm, evidentemente appartenente a un soldato di uno dei due schieramenti. Un ritrovamento significativo in quanto mai era stata portata alla luce un’arma simile relativa alla battaglia delle Egadi.

Queste operazioni di recupero sono state possibili, nel corso degli anni, grazie alla Soprintendenza del mare della Regione Sicilia affiancata dalla fondazione americana Rpm nautical foundation, la quale ha fornito uomini, competenze e mezzi tecnici di ultima generazione. Infatti, non dobbiamo dimenticare la difficoltà e la delicatezza relativa alle operazioni di ripescaggio dei reperti, i quali, spesso, si trovano a parecchie decine di metri di profondità.

L’utilizzo dei applicati sulla prua delle navi è una tecnica della guerra marittima di tradizione fenicio-cartaginese ma i romani furono abili ad imparare dai propri avversari, riuscendo nel corso del tempo a diventare sempre più abili nel combattimento navale, fino a diventare padroni del Mediterraneo.

La battaglia delle Egadi fu uno dei più importanti e significativi scontri navali dell’antichità per le conseguenze da essa derivanti: infatti, da quel momento in poi iniziò l’ascesa della potenza mediterranea di Roma che l’avrebbe portata nel giro di poco più di un secolo a dominare il bacino Mediterraneo.

E oggi le acque delle Egadi, soprattutto di Levanzo, sono un vero e proprio forziere del passato da cui continuano ad emergere numerosi reperti, alcuni di essi molto importanti, come i rostri delle navi o la spada metallica. Una battaglia, quella di Levanzo che ha mutato l’andamento della storia mediterranea antica con riflessi cronologici e geografici che vanno ben al di là dell’Antichità e del Mediterraneo, con effetti che, in parte, influenzano ancora il mondo di oggi. E chissà in futuro il mare di Levanzo quante altre meraviglie provenienti dal passato ci regalerà.

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