#AndràTuttoBene? …ma intanto #Aiutiamochièsolo | I primi messaggi e commenti!
di Antonella Biscardi e Andrea Giostra
#AndràTuttoBene continua … dopo il nostro primo articolo su questo sempre più drammatico momento della Pandemia Covid-19 e la creazione della pagina Facebook #Aiutiamochièsolo, decine e decine di persone ci scrivono, condividono con noi i loro pensieri i post della pagina, sperano che tutto finisca presto per tornare a quella che fino a qualche giorno fa era la nostra normalità, la normalità sociale e relazionale del popolo occidentale, la normalità degli italiani di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali e culturali… Ma cosa ci aspetta nei prossimi giorni? Nelle prossime settimane? Nei prossimi mesi?
Quello che emerge dai tanti messaggi e dalle decine di e-mail che abbiamo ricevuto è un messaggio che lascia trasparire la paura, l’incertezza, la solitudine, il disorientamento più inquietante. Uno stato di melanconia domina tutti gli scritti, la paura di cascare in uno stato depressivo lento e inesorabile è in agguato, il tentativo di aggrapparsi a tutto quello che sembra un appiglio apparentemente confortante e sicuro è “la regola”: e allora tutti a partecipare con un entusiasmo solidale ai flash mob, alle piacevoli conversazioni da un balcone all’altro, agli scambi di saluto e di reciproca preoccupazione tra le dirimpette finestre di appartamenti metropolitani o di paesini di montagna, di messaggi con cuoricini e bacini su Messenger o WhatsApp anche ad “amici” ai quali mai fino a pochi giorni fa avremmo pensato di offrire un caffè al bar sotto casa o di fermarci per strada e scambiarci un saluto veloce e due chiacchiere di cortesia… Insomma, sperare sembra l’unica cosa che possa servire per tenere alto l’umore! Sì, l’umore del popolo! Non fu forse la propaganda delle grandi potenze coloniali e imperialiste del Novecento che si preoccupava di tenere “sollevato l’umore della truppa” con l’aiuto della stampa e dei mass-media di regime? Non fu forse così che, malgrado i centinaia di migliaia di morti in battaglie e sotto le bombe che distrussero le città, i “giornaletti satirico-umoristici” venivano chiamati a tenere alto l’umore delle truppe e dell’opinione pubblica dei rispettivi paesi in guerra? E allora parliamo sì di Pandemia-Covid-19, perché la gente capisca il pericolo che stiamo tutti correndo e stia buona buona in casa, ma al contempo mandiamo in onda programmi di intrattenimento comico, satirico, di commedie leggere, di un #moltalbanochenonsenepuopiù, di Grande Fratello e di tutto il resto che distragga le persone recluse in casa dalla paura e dall’incertezza di un domani che non si sa quale sarà…
Chi ci ha scritto e chi ci scrive sul nostro Blog Facebook #aiutiamochiesolo, utilizza una scrittura dettagliata, ricercata, lunga, novecentesca per certi versi, quella segnata con la penna stilografica Montblanc in fogli di carta pregiata, nella carta riciclata degli eleganti taccuini Moleskine, dei diari con copertine di cuoio colorato, insomma, di chi è nato nel secolo scorso e non possiede la necessaria dimestichezza con questi terribili mezzi di comunicazione del Ventesimo secolo quali i social o i veloci mezzi informatici che utilizzano messaggi “cifrati”, smozzicati, diretti e spogli di pathos qual era quello al quale erano affezionati adolescenti. E in questi scritti si legge l’intimità di queste persone, la voglia di farsi ascoltare/leggere, la voglia di raccontarsi, di percepire seppur virtualmente la sensazione che c’è qualcuno dall’altra parte di una “fibra” immaginaria che legge/ascolta le loro storie, quelle storie che adesso sono di isolamento forzato, ricordate e vissute all’interno di ben arredate e confortevoli camere di appartamento delle quali non si era mai compresa l’architettura di costrizione in “cattività” che sarebbero diventate… in un parola, storie di solitudine…
In tutto questo scenario, imprevedibile fino a ieri ma oggi reale, cosa dobbiamo fare per rispondere a questa condizione mentale di disorientamento sociale, di forme di convivenza affettiva a distanza, di comunicazione mediata da Smartphone, Skype, Internet… ? La prima domanda alla quale dobbiamo rispondere è questa … e forse le teorie del secolo scorso sulla Prossemica dell’antropologo statunitense Edward Twitchell Hall (1914-2009), richiamate tra l’altro proprio oggi (19-03-2020) da un interessante servizio della rubrica Leonardo su Rai 3, ritorneranno di attualità e i suoi studi saranno ripresi, approfonditi, riformulati alla luce del dopo-Covid-19. Quanto sono vere e sagge le parole di qualche mese fa di Paolo Mieli che in questo secolo tecnologico «Il futuro si trova nel passato»! Su questo punto dovremo confrontarci ed elaborare dei modelli di comportamento sociale nuovi e imprevedibili… Dovremmo porci tante domande e certamente ascoltare con attenzione le storie e i consigli di coloro che con distacco e un cinismo globalista, fino a pochi giorno fa chiamavamo anziani, termine oramai impregnato fortemente con accezioni di “disabilità” e “incompetenza”…
E in tutto questo qual è oggi la nostra salute mentale? Cosa occorre fare per tenere alto l’umore? Anche queste domande dovremmo porci insieme, e lasciar perdere i consigli di tuttologi e pseudo psicoterapeuti (di fama si intende!) che proprio qualche giorno fa in una TV di stato consigliavano ai telespettatori di spegnere tutte le TV, gli Smartphone, i social, Internet, e giocare in casa a nascondino, colorare fogli di carta con i pastelli, con i colori, disegnare il sole, le montagne, l’azzurro del cielo, competere in famiglia a costruire castelli con mazzi di carte da poker americano… e soprattutto fare finta che nulla stia accadendo al di fuori casa per ritrovare la serenità dentro le confortevoli mura domestiche, per recuperare antiche usanze isolandosi mediaticamente dal mondo esterno, perché questo sarebbe stato – secondo l’esperto! – l’unico modo per non cadere inesorabili in depressione irreversibile! Forse a questo suggerimento, se Totò l’avesse ascoltato in diretta tv, non avrebbe che replicato con una sonora e napoletana pernacchia! Ed avrebbe avuto ragione da vendere…
Ma detto questo… come “risultato” del secondo appuntamento della nostra riflessione telefonica e sociale a due tra Roma e Palermo… dobbiamo guardare oltre la siepe… oltre quel muro che adesso appare invalicabile e al quale lentamente ci stiamo avvicinando… perché oltre ci sarà qualcosa, certo, diverso rispetto a tutto quello che è stato fino ad ieri, ma c’è un futuro che dobbiamo scoprire, costruire giorno dopo giorno e al quale dovremo adattarci per continuare a vivere i nostri sogni e le nostre relazioni… ed è lì che oggi, percorrendo impauriti questa strada tortuosa senza vie di fuga, che dobbiamo guardare… oltre la siepe del Covid-19…
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Antonella Biscardi
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