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Gli scavi archeologici che si sono appena conclusi a Leontinoi, in provincia di Siracusa, hanno restituito le fondazioni di un tempio greco la cui lunghezza, finora accertata, è di poco più di dieci metri.
È uno dei risultati cui è pervenuto il team di ricerca diretto da Marcella Pisani, dell’Università degli studi “Tor Vergata” di Roma che, a partire dallo scorso agosto, ha condotto in collaborazione con Lorenzo Guzzardi, Direttore del Parco Archeologico di Leontinoi, una campagna di scavi e di ricognizione topografica sul Colle San Mauro.
Oggetto dell’esplorazione sono state due grandi aree che hanno restituito importanti testimonianze relativamente alla storia e all’organizzazione urbanistica della città antica. In particolare le indagini, che hanno visto la presenza di un nutrito team di studenti dei corsi di laurea triennale, magistrale, e di specializzandi e dottorandi, hanno riportato alla luce strutture e materiali che vanno dall’epoca greca arcaica (VI secolo a.C.) all’età medievale e post-medievale, confermando la straordinaria ricchezza archeologica della città di Leontinoi, oggetto di scavi negli anni passati e recenti, ma della quale resta ancora moltissimo da scoprire ed indagare.
“Leontinoi, con i lusinghieri risultati degli scavi condotti dall’Università “Tor Vergata” nella campagna di scavi appena conclusa, ci arricchisce di nuove rivelazioni e restituisce una testimonianza in più della storia della Sicilia. È ancora grande il patrimonio inesplorato della nostra Terra che, giorno dopo giorno, aiuta ad arricchire di dettagli l’identità di un’Isola unica al mondo che è stata feconda e vivace sin dall’antichità. Le campagne di scavi in corso in tutta la Sicilia, in una straordinaria stagione che amo definire la <primavera dell’archeologia>, – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – confermano il valore della ricerca e delle relazioni internazionali, per restituire centralità alla Sicilia in un’ottica di piena valorizzazione dei beni culturali”.
Durante quest’ultima campagna, nel corso della quale sono stati rinvenuti pregevoli materiali fittili, si è proceduto anche all’avvio di una ricognizione sistematica dei luoghi e alla mappatura topografica delle molteplici evidenze, condotta tramite l’ausilio di moderne tecnologie. Nella testata nord del Colle, grazie al nuovo scavo, sono state messe in luce strutture di età greca con evidenti tracce di riutilizzo durante il Medio Evo.
“Fra queste – come precisato dalla professoressa Marcella Pisani, docente di Archeologia classica del Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – vi sono le fondazioni di un tempio greco, la cui lunghezza, finora accertata, è poco più di dieci metri, mentre la larghezza e che conserva ancora il primo filare di blocchi pertinenti all’alzato. Resta da definire, non essendo stata ancora esplorata, la parte nord dell’edificio. Il tempio, ormai abbandonato, è stato più tardi trasformato con l’aggiunta di muri rinvenuti in corrispondenza dei lati brevi e al suo interno”.
Nella parte sommitale del Colle, dove negli anni Cinquanta dello scorso secolo erano stati intercettati i muri di un edificio medievale, sono state individuate, inoltre, due lunghe cortine murarie. Su una di esse, che fungeva da muro di sbarramento sul fianco ovest della sommità, si trova una porta di accesso a fianco della quale rileva una piccola cloaca per il deflusso delle acque. Sulla cortina interna si aprono delle porte tra la parte superiore e quella inferiore del complesso. Una rampa portava dal cortile di accesso alla sommità.
“La planimetria dell’edificio, i materiali rinvenuti e le caratteristiche dell’opera muraria – precisa il Direttore del Parco, Lorenzo Guzzardi – consentono di riconoscere nel complesso i resti murari di un castello in uso tra il XIII e il XIV secolo. Poiché la sua ubicazione coincide con quella del Castello Nuovo in un disegno su carta del 1584, è assai probabile che si tratti della stessa residenza voluta da Federico II”.
Le scoperte promettenti effettuate non costituiscono le uniche novità della ricerca. La peculiarità insediativa di Leontinoi, caratterizzata da ingrottamenti e strutture rupestri, sembra mantenersi in tutte le epoche, sebbene con utilizzi differenti. Proprio per questa ragione le indagini di scavo sono state associate a una campagna topografica georiferita delle evidenze emergenti effettuata da Giampaolo Luglio con l’ausilio di GPS e riprese da drone.